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L’Alessandria galleggia nel mezzo della classifica, al nono posto con 14 punti, a -5 dalla zona playoff (19 Real Vicenza) e a + 5 sulla zona playout (9 Albinoleffe), senza infamia e senza lode. Una zona grigia, come la maglia, anche se sabato si vestiva il giallonero in omaggio allo sponsor, che proprio ad Albino ha sede, in via Serio. Questo il verdetto dopo la sconfitta di Bergamo (2-0), maturata grazie a una doppietta di Momentè, che è l’unico marcatore della squadra avendo segnato tutti i gol dell’Albinoleffe (4, peggior attacco del girone). L’allenatore D’Angelo si è preso tutte le colpe, il presidente Di Masi, arrabbiatissimo, ha detto “basta scuse”, riferendosi ai giocatori. Discrepanza evidente, che si può interpretare così: il patron sbuffa e si scoccia perchè paga e non vede risultati, il tecnico difende il suo lavoro e i suoi atleti, che “hanno fatto tutto ciò che ho chiesto”. Il punto d’incontro dove sta? Nel modo di fare le cose, credo. Se la voce di LDM dice “mai più una gara così”, allora vuol dire che i giocatori hanno fatto, sì, ciò che chiedeva il mister, ma con sufficienza e poca applicazione, svolgendo il compitino e basta. Ma incontrando una squadra affamata di punti e in crisi di classifica il compitino non basta più. Mi viene in mente un vecchio adagio che ripeteva spesso Dan Peterson, il santone del basket: “I miei giocatori in campo devono sputare sangue!” Immagine bellissima e poetica che rivela l’indole del personaggio. Ecco, di sangue sputato dai giocatori grigi non c’è traccia, non se n’è mai visto, quest’anno. Tutti lì, composti, corsetta e passaggino, ma che escano distrutti dal campo no, nessuno se lo ricorda. Manca la rabbia, manca il furore agonistico, manca la ‘FAME’, come la chiamava Lippi e come la chiama Conte. Forse mancano le motivazioni, che solo pochi hanno dentro di sè, gli altri vanno trascinati. Ma le motivazioni, qualcuno dirà, deve darle l’allenatore. Certo, ma deve essere aiutato dai giocatori, che quest’anno pare abbiano trovato un ‘modus vivendi’ di tolleranza reciproca, io-non-distrubo-te-tu-non-disturbi-me, facciamo il minimo e prendiamo il grano. Non se la prenda male la dirigenza, nel calcio succede molto spesso. Ma la grinta di Gattuso ce l’hai quando nasci, mica te la insegnano. E uno così, che trascina gli altri, l’Alessandria non ce l’ha. Il leader, il condottiero, l’uomo faro, l’esempio, l’uomo a cui i compagni danno volentieri la palla e del quale si fidano, non si è ancora rivelato. La stagione passata c’era Baiocco, da gennaio in avanti. Ha dato equilibrio in campo e nella spogliatoio, era rispettato, ‘scaricava’ gli altri di responsabilità. Non dico che ci vorrebbe ancora lui, che ha 40 anni e in D all’Akragas gioca poco, ma dico che ci vorrebbe uno-come-lui, uno che va a farsi dare la palla e che dice agli altri cosa fare. L’allenatore in campo, insomma. Perchè prendere due gol come quelli di Bergamo è imbarazzante, finendo con la superiorità nel possesso-palla e con meno falli  degli avversari. Bisogna solo cambiare l’atteggiamento in campo, perchè tutto è ancora possibile. Basta sporcarsi un po’ di più.

Di Raimondo Bovone

Ricercatore instancabile della bellezza nel Calcio, caparbio "incantato" dalla Cultura quale bisettrice unica di stile di vita. Si definisce "un Uomo qualunque" alla ricerca dell'Essenzialità dell'Essere.

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