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Ogni giorno assistiamo a massacri nell’africa sub-sahariana e nord africa, frutto di rappresaglie di ribelli contro la popolazione locale. Nulla però possiamo immaginare di quello che accade da qualche tempo nelle terre tra Siria, Libia ed Iraq da parte dell’Isis: decapitano teste, colpiscono a morte gli “infedeli”, non si fermano di fronte all’invocazione di pietà. Gli esperti li definiscono come gruppo terroristico di natura jihadista, nato da Al Qaeda e guidato da Abu Bakr Al Baghdadi. Questo non è un movimento di liberazione nazionale, sono feroci assassini. Non c’è trattativa. Lo dimostrano le varie esecuzioni sommarie in atto negli ultimi due anni, ogni giorno qualcuno muore in questi territori non molto lontani dall’Europa. La strategia è sempre la stessa: affiliazioni con la popolazione locale per combattere gli “infedeli” all’insegna di Allah. Il gruppo di terrore è pronto a finanziare il passaggio di uomini e armi dall’Africa sub-sahariana al Nordafrica e gli ultimi alleati sono i nigeriani di Boko Haram, conosciuti dal 2009 per aver compiuto decine di attentati e attacchi a villaggi compiendo atrocità di ogni genere, con almeno 15.000 morti e un milione e mezzo di sfollati. L’Isis non combatte solo con i “vicini” o gli attuatori di una politica estera arrogante contro lo Stato Islamico (come gli USA), ma contro qualsiasi cultura diversa dalla loro. L’ultima perdita in questi giorni riguarda il mondo delle belle arti. In Siria la forze locali affiliate all’Isis hanno raso al suolo i resti del Tempio di Bel, il massimo gioiello del sito archeologico di Palmira.

Giampi Grey

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