Stamattina alle 9, nella chiesa ‘Cuore Immacolato di Maria’ ad Alessandria, si celebra il funerale di Natale ‘Lino’ Nobili, ex portiere dell’Alessandria, mancato sabato mattina a quasi 86 anni. Li avrebbe compiuti il 19 agosto. Nato a Carate Brianza, giocò in grigio 168 volte, fra il ’57 e il ’66, in serie A e B.

Fisico imponente, Lino aveva le ‘manone’ e il ‘vocione’, col quale ti chiamava salutandoti. Lo conobbi da bambino: le famiglie erano amiche e si frequentavano. E proprio allora conobbi anche il figlio Fabio, oggi imprenditore nell’abbigliamento, cui Lino trasmise la passione per il calcio. Giocammo insieme negli Amatori, vincendo un titolo provinciale, e oggi fa l’allenatore dilettante.

Di Lino, che negli anni ho visto saltuariamente, in negozio o al circolo ‘Saves’, chiacchierandoci amabilmente, ho 3 ricordi precisi che dominano sugli altri.

Il primo risale a metà anni ’60: una vacanza all’isola d’Elba con le famiglie, che raggiungemmo un paio di giorni dopo. Il tragitto da Alessandria a Piombino, a bordo della sua Alfa Romeo GT ‘azzurro chiaro’, fu velocissimo e divertente.

Il secondo ha una data precisa: 17 giugno 1970. Fu la mitica partita Italia-Germania 4-3, semifinale del primo Mondiale messicano. La vedemmo insieme a casa di mio zio, suo amico, e fu istruttivo nonostante l’ora. Per via del ‘fuso orario’, infatti, si giocò a mezzanotte e noi ragazzi potevamo stare alzati con un permesso speciale.

Il terzo riguarda un piccolo ‘segreto del mestiere’. Lino mi spiegò che, quando giocava alla Spal in serie A (’59-’60), iniziò a tenere un quaderno con tutti i modi tirare i rigori degli attaccanti, in modo da essere pronto quando li avrebbe avuti di fronte. Gli capitò che diedero un rigore al Milan, contro la Spal, e sul dischetto andò Liedholm. Secondo il quaderno avrebbe tirato in un certo modo e lui si tuffò. Ma lo svedese cambiò piede, lo spiazzò e fece gol. Ne fece tesoro.

Memorie indelebili che mi ricorderanno sempre Lino Nobili. Ciao ‘portierone’. 

Di Raimondo Bovone

Ricercatore instancabile della bellezza nel Calcio, caparbio "incantato" dalla Cultura quale bisettrice unica di stile di vita. Si definisce "un Uomo qualunque" alla ricerca dell'Essenzialità dell'Essere.

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