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Guardate gli occhi nella foto… guardate quelle mani! Sono espressioni ben conosciute ai 34 allievi dell’Associazione Parole e Musica, che dallo scorso novembre, tre mercoledì al mese, frequentano il corso di recitazione nella sala Kubrick del Multisala Kristalli di piazza Ceriana. Si divertono e imparano, e crescono come persone. Ho passato una serata con loro, defilato in platea con il permesso degli organizzatori, e ho seguito i ‘lavori’ di questi aspiranti attori. Ragazzi e ragazze, uomini e donne, dai 18 fino ai 70 anni (ma sono ammessi anche più vecchi) che imparano a muoversi sulle assi del palcoscenico, a gesticolare con un senso compiuto, a parlare con gli accenti giusti, dando un significato preciso a tutto ciò che fanno. Che poi rispecchia le situazioni di tutti i giorni, viste e vissute, che si ripetono all’infinito senza che ci renda conto di “come si è” o di “come ci vedono gli altri”.  Ecco, siamo al punto. Imparare a recitare rende consapevoli del proprio status, dei propri difetti, fa emergere le paure nascoste nell’anima, smaschera i fantasmi, migliora il rapporto con gli altri attraverso la conoscenza di sé stessi. Aiuta molto, e insegna, e diverte. Dopo una decina di lezioni, la metà di quelle previste, questi aspiranti attori avanzano nelle prove delle pièces che presenteranno al ‘saggio’ del 10 giugno, divisi in gruppi secondo le capacità, le singole tipologìe o l’adattabilità al testo.
Dopo la mezzoretta iniziale dedicata alla dizione (importantissima), guidata in modo simpatico da Ferruccio Reposi, il gruppo viene guidato, indirizzato, plasmato da Massimo nostro, che sale, scende, grida, sorride, accarezza, finge di minacciare, scrolla, imita tutti, ognuno nella sua parte di recita, fra l’ilarità generale, con la collaborazione della moglie, Isabella Robotti, che tutto segue, tutto  segna e a tutti suggerisce la parte in commedia.
A fine serata, interpellato sull’andamento del corso, l’amico di vecchia data Massimo Bagliani mi ha detto: “Sono felice, faccio quello che amo e sono quello che mi hanno insegnato i miei maestri: Giorgio Strehler, Vittorio Gassman, Gigi Proietti. Chapeau.

Di Raimondo Bovone

Ricercatore instancabile della bellezza nel Calcio, caparbio "incantato" dalla Cultura quale bisettrice unica di stile di vita. Si definisce "un Uomo qualunque" alla ricerca dell'Essenzialità dell'Essere.

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