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Cos’è questo libro? E’ la storia della Destra in Italia, seria e con alcuni rimpianti. E, cosa che forse per alcuni è la più sorprendente, di lettura veramente scorrevole. Si, perché “Destra senza veli 1946 – 2017”, finalista per la sezione Storico-Divulgativa della 50^ edizione del Premio Acqui Storia, è uno di quei libri che di primo acchito spaventa: un volume di 700 pagine, che, dato l’argomento, un lettore che non conosce lo stile di Baldoni si può immaginare pesante e nozionistico, ma che invece si rivela essere davvero interessante, con tante curiosità finora mai rivelate.

Qualche anno fa avevo letto, sempre dell’Autore, “Storia della Destra”, edito da Vallecchi, ma quest’ultimo lavoro probabilmente supera il precedente: come lo stesso Baldoni ammette all’inizio del testo, ha avuto carta bianca nella stesura del volume dall’editore, che non ha fatto alcun taglio o riduzione al testo per motivi commerciali. Ne risulta quindi un lavoro davvero completo.

Dopo un’interessante prefazione di Gennaro Malgieri, il lettore viene guidato in oltre 70 anni di storia della Destra in Italia. Si parte dagli albori, dalla nascita delle prime sezioni del Movimento Sociale negli anni del dopoguerra, le iniziative e le manifestazioni a favore degli esuli istriani, giuliano e dalmati (con tanti esuli che hanno militato nel Msi prima come dirigenti giovanili e poi nazionali) e i cortei per l’assegnazione di Trieste all’Italia. Vengono trattati poi gli anni ’70 e ’80, costellati da tante tragedie per il Movimento Sociale Italiano: erano gli anni in cui lo slogan era “uccidere un fascista non è reato” e tanti militanti di destra (soprattutto giovanissimi) pagarono con la vita la difesa dei loro valori e dei loro ideali. Sono anche gli anni in cui, d’altra parte, vi è il maggior numero di iniziative culturali innovative, come i Campi Hobbit, dove i giovani riescono a confrontarsi su tematiche fino ad allora considerate tabù dal Movimento Sociale Italiano.

Dettagliati e ricchi di aneddoti e retroscena i profili dei leader nazionali del MSI, da Almirante a Michelini, da Romualdi a Rauti.

Se il giudizio complessivo di Baldoni sull’opera, la funzione e l’attività del Movimento Sociale Italiano è positivo, lo stesso non si può dire di Alleanza Nazionale, alla quale l’Autore contesta distacco, se non addirittura paura, verso l’appoggiare politiche culturali di destra.

Ne consegue un giudizio assai negativo sull’operato di Gianfranco Fini, specie dai primi anni 2000 in poi, e sulle sue decisioni politiche, che hanno portato alla cancellazione di una comunità umana e politica che era riuscita a preservarsi e a crescere, in condizioni molto difficili, per oltre mezzo secolo. Comunità distrutta, in definitiva, dal voler far prevalere, ai vertici di Alleanza Nazionale, piccoli interessi contingenti e antipatie personali su ogni altra cosa. Una comunità che dopo l’esperienza, giudicata con il senno di poi negativa, del Popolo della Libertà, cerca di ricostruirsi intorno a Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale, unico soggetto politico che appare in grado di poter tornare a rappresentare la Destra con percentuali elettorali che non siano quelle da prefisso telefonico.

Un testo, insomma, che non può mancare nella biblioteca di chiunque sia appassionato di storia politica, al di là delle proprie idee personali.

Per concludere, per chi volesse approfondire la storia della Destra in provincia di Alessandria, consiglio la lettura del volume “Storia della Destra in Piemonte – Alessandria, cinquant’anni di passioni” di Mario Bocchio, Novantico Editore.

Claudio Bonante

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"