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Mentre alla 75esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia si sfidano, anche a colpi di glamour e messinscene mediatiche, i titoli più attesi della prossima stagione cinematografica, sui nostri schermi in questo weekend di inizio settembre approda ancora una volta il genere action, oltre a una pellicola d’avventura tratta da una storia vera.

Resta con me, del regista islandese Baltasar Kormákur (Everest, The Oath), racconta la vera storia di Tami e Richard, due giovani e avventurosi skipper che, nel lontano 1983, si ritrovarono a sfidare l’Oceano Pacifico per la loro sopravvivenza, vittime del terribile uragano Raymond. I due fratelli sceneggiatori Aaron e Jordan Kendell, insieme a David Branson Smith, elaborano la sceneggiatura a partire dal memorale di Tami Oldham “Red Sky in Mourning”, pubblicato nel 1998. Tami (Shailene Woodley) e Richard (Sam Claflin) si incontrano a Tahiti e si innamorano subito: a cementare amore e attrazione viene loro proposto di condurre – dietro lauta retribuzione – lo yacht a vela Hazana a San Diego, luogo d’origine di Tami. Purtroppo il mare con tutta la sua imprevedibilità e il suo impeto metterà a repentaglio amore, sogni, ideali e giovinezza, mettendo in evidenza limiti e piccolezze della condizione umana. Il film, insieme drammatica love story e disaster movie ambientato in mare, narra con efficacia, anche grazie alle doti dei due interpreti principali (della Woodley in particolare), una storia di vita, d’avventura, di tragica fatalità scorrendo in parallelo tra incursioni nel recente passato amoroso dei personaggi e messa in scena della drammatica condizione presente, facendo combaciare armonicamente spazi e tempi differenti. Permane qualche prevedibilità di troppo, ma nell’insieme l’esito è emozionante, spettacolare e non privo di spunti di riflessione: tra i principali, la protervia faustiana che spinge l’uomo a sfidare continuamente natura e destino, per sete d’infinito.

Christopher McQuarrie (vincitore nel 1996, l’anno di inizio della saga cinematografica di Mission Impossible, dell’Oscar alla miglior sceneggiatura per I soliti sospetti di Bryan Singer) firma questo sesto episodio, Mission: Impossible – Fallout, che vede l’ennesimo coinvolgimento di Ethan Hunt (Tom Cruise) in un’apocalittica ridda di macchinazioni, inganni, trame ordite da cospirazioni internazionali, segreti, bugie, mascheramenti dove – com’è prevedibile – niente e nessuno sono come appaiono. Il punto focale, l’alfa e l’omega di quest’avventura, Hunt – l’agente segreto cinematografico per eccellenza dopo James Bond – deve salvare il mondo cercando e mettendo al sicuro una partita di plutonio, con una vasta schiera di folli omicidi alle calcagna (in primis il quasi imprendibile John Lark), coadiuvato nella missione da Benji Dunn (Simon Pegg) e Luther Stickell (Ving Rhames), vecchi compagni d’avventura. A complicare le cose, la misteriosa, minacciosa e seducente presenza della White Widow, la Vedova Bianca (Vanessa Kirby). Tra i cieli e la terra di Parigi, Berlino, Belfast, Londra, la nuova sfida al fulmicotone lanciata da Ethan Hunt si rivela all’altezza (e anche di più) delle precedenti: strabiliante, immaginifica, scenografica, un perfetto meccanismo a orologeria dalo punto di vista narrativo, in una confezione esteticamente extra lux. Tom Cruise, a cui gli anni finalmente sottraggono dal viso e dal corpo la plastica staticità dosa cosparge di sana autoironia il proprio personaggio, infondendogli maggior vigore realistico. Eppure, questo snodo ulteriore delle vicende di Hunt non è come le altre: a partire dal titolo, quel Fallout che la dice lunga. Quel riferimento al “cadere” non è affatto casuale o peregrino: la caduta, il fallimento, il senso della fine sembrano permeare più potentemente che in altri episodi quest’ultimo Mission Impossible, declinati come sono in situazioni, contesti, personaggi, punti di rottura, contorsionismi di di storia e racconto. Ogni Eroe che si rispetti prima o poi. specie se è in missione da molto (o da troppo) tempo deve fare i conti con questo sentimento del limite. Accade persino ai Supereroi: non si può continuare a passare in mezzo al fuoco senza scottarsi. Succede nel mondo degli uomini e anche, a volte, in quello degli Dei. E poi si può anche risorgere dalle proprie ceneri. E la storia continua…

Barbara Rossi