dialessandria.it - no photo
dialessandria.it - no photo

L’America attraverso gli occhi di un regista di fama mondiale

L’artista in mostra a Palazzo Ducale a Genova

Alzi la mano chi non conosce Stanley Kubrick, ideatore di capolavori come “Arancia meccanica”, “Full metal jacket” e “Shining”.
Ciò che non tutti sanno, invece, è che il leggendario regista vanta un passato da fotografo, seppur breve. A soli 17 anni venne assunto dalla rivista americana “Look”, per la quale diventò uno dei fotoreporter più prestigiosi.
Kubrick-Con-la-macchina-fotograficaIl suo biglietto da visita fu una fotografia che ritraeva un edicolante intristito dalla notizia della morte di F. D. Roosevelt.
Ed è proprio di questa esperienza artistica che tratta la mostra di Palazzo Ducale a Genova: l’esibizione di 160 fotografie scattate tra il 1945 e il 1950.
Cinque anni di personaggi ordinari e curiosi che si snodano sullo sfondo della Grande Mela, New York. Una serie di immagini che permettono di intravedere il futuro regista, capace di esplorare mondi diversi, anticonformista e attento alle inquadrature.
Le stesse che Kubrick curava tanto quando aveva una macchina fotografica in mano, tanto quando al suo posto c’era una cinepresa.
La rassegna, attiva sino al 25 di agosto, è stata presentata l’anno scorso in prima mondiale a Bruxelles, è ideata da GAmm Giunti e coprodotta da Palazzo Ducale per la Cultura e da Giunti Arte Mostre Musei.
Tutto è organizzato in collaborazione con il Museum of the City of New York, che ha fornito le 160 fotografie visibili durante la mostra. Nello stesso tempo nel museo newyorkese sono ancora conservati più di 20.000 negativi di Kubrick.
Attraverso la lente della macchina, Kubrick immortala gli anni che segnano il suo passaggio dalla fotografia alla regia, e che lo renderanno noto al mondo come uno dei cineasti più importanti di sempre.
A dimostrarlo, negli scatti si ritrovano personaggi che ispireranno Kubrick nei suoi film, come le gemelline di Shining o i pugili del suo primo cortometraggio, “The day of fight”. Come si legge sul sito di Palazzo Ducale, Josef von Stroheim (il regista che scoprì Marlene Dietrich) dopo avere visto il primo lungometraggio di Kubrick, “Il bacio dell’assassino”, disse che “quando un regista muore diventa fotografo. Forse “Il bacio dell’assassino” sarà la prova che quando un regista nasce, non è detto che muoia un fotografo”. A voi la sentenza.

 

Ilaria Zanazzo

0 0 voti
Valutazione articolo
Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
0
Vorremmo sapere cosa ne pensi, scrivi un commento.x