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Alla Casa di Quartiere di Via Verona viene proposto un interessante incontro con gli antropologi Paola Sacchi, Bruno Barba e Francesco Remotti, per trattare argomenti tanto interessanti quanto “scomodi” quali il concetto di famiglia islamica e il concetto di somiglianza ed identità.

Una breve lezione della Professoressa Paola Sacchi ci fa viaggiare nella storia della famiglia musulmana, dall’origine dell’Islam ai giorni nosti. La domanda che la Professoressa pone ai presenti è la seguente: La famiglia islamica è quella che ci immaginiamo noi tramite gli stereotipi comuni della nostra cultura occidentale o vi è altro? Naturalmente la risposta è che c’è molto altro, e che sono proprio gli elementi a noi sconosciuti che formano la base del concetto di famiglia islamica. È indiscutibilmente vero che la posizione che la donna occupa nelle famiglie islamiche è una posizione marginale, ma esistono anche piccole correnti all’interno di questa religione in cui le famiglie, o i clan, si basano sul matriarcato. Esatto, esistono famiglie islamiche matriarcali. Questa è una nozione che dovrebbe abbattere ogni nostra convinzione preghessa sull’argomento, e dovrebbe aiutarci a capire che etichette e stereotipi sono buoni solo ad alimentare populismi.

Anche la domanda (retorica ma fino ad un certo punto) lanciata dal Professor Bruno Barba  e dal Professor Francesco Remotti è di quelle che ci costringono a riflettere a fondo: perchè se tra noi occidentali (nel nostro caso europei) non riusciamo a vederci uguali, o per lo meno simili, l’uno con l’altro (pensate per esempio a quanto ci consideriamo diversi noi italiani dai tedeschi, piuttosto che dagli inglesi o dai finlandesi) vogliamo a tutti i costi che le persone provenienti dall’Africa o dal Medioriente siano uguali, o per lo meno simili, a noi? Perchè non ci sforziamo ad uscire dalla nostra ottusità? Riuscire ad avere una risposta a questa domanda migliorerebbe sicuramente il mondo in cui viviamo, e forse è proprio per questo motivo che una risposta non ce l’abbiamo, perchè, in fondo, fa più comodo vivere in questo modo, per evitare di dover perdere tutte le nostre (infondate) certezze, e dover ricominciare a vivere da capo, aprendoci per davvero al Mondo.

Al termine della conferenza il Maestro Camillo Vespoli ha deliziato i presenti con il suono della sua arpa.

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