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È stato presentato questa mattina, di fronte a un numeroso pubblico, l’avvio del Progetto Ccm (Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie) legato al modello operativo per la presa in carico globale del paziente affetto da mesotelioma, e in particolar modo al supporto psicologico al paziente, ai familiari, agli ex esposti all’amianto e alla popolazione.

Al tavolo dei relatori (da sinistra nelle foto): Massimo D’Angelo, direttore Centro Sanitario Amianto Regionale, Daniela Degiovanni, medico responsabile Hospice Casale Monferrato, Giorgio Demezzi, Sindaco di Casale Monferrato, Antonella Granieri, direttore della Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica dell’Università degli Studi di Torino, e Gian Paolo Zanetta, Amministratore della Federazione Sovrazonale Torino Sud Est. Presenti anche i rappresentanti delle associazioni vittime amianto, tra cui Bruno Pesce (Afeva) e Nicola Pondrano (Cgil).

Ad aprire la conferenza stampa il sindaco Giorgio Demezzi, che ha ricordato l’importanza, ognuno nel proprio ambito, di tutti i soggetti partecipanti al progetto; per poi commentare: «Con questo progetto si concretizza un importante tassello nella lotta che la nostra città e il nostro territorio sta portando avanti contro l’amianto e le malattie ad esso correlate. Un aspetto fondamentale è l’essere finalmente riusciti a metterci tutti insieme e portare a concretezza, in modo omogeneo e strutturato, ciò che troppo spesso si è fatto in modo slegato. Vorrei ringraziare tutti i soggetti che prenderanno parte a questo progetto, perché oggi dimostriamo che con le risorse e la coesione si possono raggiungere obiettivi importanti».

«Il progetto – ha poi proseguito Massimo D’Angelo – è finanziato dal Ministero della Sanità e integra al suo interno più strutture, che lavoreranno su due aspetti dell’ambito diagnostico, terapeutico e assistenziale: da una parte la ricerca, affidata all’Hospice, e dall’altra il supporto psicologico rivolto non solo ai pazienti, ma anche alle famiglie, agli ex esposti e alla popolazione in generale, affidato alla Scuola di specializzazione in psicologia clinica dell’Università di Torino. Su questo secondo aspetto, siamo ad annunciare che il gruppo multifamiliare che farà parte del progetto si riunirà tutti i venerdì in Comune dalle ore 16,30 alle ore 18,00 a partire dall’11 ottobre. La ricerca, invece, comprenderà una batteria di test che sarà effettuata non solo sui pazienti, ma anche sui familiari».

«La ricerca che andremo a fare – ha spiegato Antonella Granieri – è la naturale prosecuzione di quella del 2006. Ma se allora prese parte al gruppo con continuità persone già in prima linea da tempo sul discorso mesotelioma, e quindi che hanno potuto cogliere l’aspetto di avanguardia nell’occuparsi dei fattori psicologici, oggi è fondamentale aprire il gruppo a tutta la cittadinanza. Sarà importante lavorare nel gruppo multifamiliare sui sentimenti di una città che dopo le vicende giudiziarie è in mezzo a un guado. La città ha ottenuto giustizia, con una sentenza storica, ma la popolazione, oggi, ha bisogno di giustizia “piena”, grazie ai risarcimenti. Un nuovo filone, dunque, che va ad aggiungersi al fatto che i casalesi continuano a essere soggetti ad alto rischio rispetto al mesotelioma».
(Il testo integrale dell’intervento della professoressa Granieri è in allegato)

Pier Paolo Zanetta, invece, ha voluto sottolineare: «Sono onorato di essere qui oggi. Richiama alla mia attenzione di cittadino piemontese su un aspetto di cui mi occupai anni addietro da direttore dell’Asl AL. Per quanto sarà possibile io dichiaro pubblicamente che farò il possibile per supportare questo importante progetto».

A chiudere gli interventi, Daniela Degiovanni: «È da tantissimo che sappiamo come il mesotelioma non sia solo una malattia del corpo ma anche dell’anima: coinvolge tutti i cittadini. Le nostre strutture sanitarie, nel tempo, hanno affrontato questo problema, con tentativi di intervento slegati fra loro. Con la prima sperimentazione della professoressa Granieri si iniziò a mettere ordine. Oggi potremo proseguire, anche perché il momento è favorevole per la nostra città: una pluralità di soggetti permetterà di affrontare il problema a 360 gradi e credo che l’immensa tragedia che ha colpito Casale e il suo territorio non la subiremo più passivamente. È partita la speranza concreta, questa volta».

Le conclusioni sono state affidate al sindaco Demezzi: «Questo progetto è un segnale concreto e l’impegno che prendiamo oggi è condiviso da tutti».

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