Ennesima giornata di sangue e violenza nella Casa Circondariale San Michele di Alessandria. La situazione è sempre più pesante e meriterebbe subito la giusta attenzione da parte delle alte sfere del dipartimento. Ma non si muove foglia.

L’episodio è di questa mattina e lo racconta il segretario regionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, Vicente Santilli:Verso le 9 un detenuto psichiatrico, all’apertura della cella ha chiesto di andare in infermeria e, nelllo stesso tempo, senza motivo apparente, sferrava calci ed una testata in bocca al poliziotto. A soccorso dell’agente è intervenuto un collega per fermare il detenuto, poi, riportata la calma, l’agente ferito è stato trasportato in ospedale”.

Ancora Santilli spiega: “Occorrono sezioni detentive e modalità per detenuti violenti che non vogliono reinserirsi. Esprimiamo solidarietà al collega ferito, con gli auguri di pronta guarigione. La verità, però, è sconcertante: la Polizia Penitenziaria del San Michele si sente abbandonata da chi, invece, dovrebbe risolvere i problemi gravi che ci sono”.

Il sindacato dice basta

Tuona Donato Capece, segretario generale del SAPPE:Anche questo è un grave evento annunciato! Basta! A questo hanno portato anni di iper-garantismo, dove ai detenuti è permesso di auto-gestirsi. I provvedimenti scellerati ‘a pioggia’, come la vigilanza dinamica e il regime aperto, con detenuti fuori dalle celle pressoché tutto il giorno a fare nulla nei corridoi delle Sezioni, portano a queste conseguenze. La politica penitenziaria, invece di punire disciplinarmente e penalmente i detenuti violenti, non prende provvedimenti”.

E poi rincara, a ragione, la dose, sottolineando che il personale non ha ancora guanti anti-taglio, caschi, scudi, kit anti-sommossa e sfollagente promessi dal DAP. E continua la denuncia: “La situazione delle carceri italiane, per adulti e minori, è allarmante per il continuo ripetersi di gravi episodi critici e violenti che vedono sempre più coinvolti uomini e donne del Corpo di Polizia Penitenziaria, che purtroppo non hanno strumenti utile a garantire la propria incolumità fisica dalle aggressioni dei detenuti violenti. Il taser potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza (anche perché di ogni detenuto è possibile sapere le condizioni fisiche e mediche prima di poter usare la pistola ad impulsi elettrici) ma i vertici del DAP tergiversano”.

Già… tanto, mica stanno loro in prima linea nelle carceri a prendere le botte dai delinquenti matti e violenti… 

Di Raimondo Bovone

Ricercatore instancabile della bellezza nel Calcio, caparbio "incantato" dalla Cultura quale bisettrice unica di stile di vita. Si definisce "un Uomo qualunque" alla ricerca dell'Essenzialità dell'Essere.

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