Il mondo sta affrontando una crisi sanitaria silenziosa, ma devastante: per la prima volta nella storia: il numero di bambini e adolescenti obesi ha superato quello dei coetanei in condizioni di sottopeso. A lanciare l’allarme è un nuovo rapporto dell’UNICEF, “Feeding Profit: How Food Environments are Failing Children”, che dipinge un quadro inquietante del nostro sistema alimentare globale e delle sue conseguenze sulla salute delle giovani generazioni.

Il rapporto, basato su dati raccolti in oltre 190 paesi, evidenzia un netto capovolgimento di tendenza dal 2000. La percentuale di bambini e ragazzi tra i 5 e i 19 anni in condizione di sottopeso è scesa dal 13% al 9,2%, mentre quella dell’obesità è quasi triplicata, passando dal 3% al 9,4%. Questo fenomeno, che il rapporto definisce il “doppio fardello della malnutrizione”, si manifesta in ogni angolo del pianeta, ad eccezione dell’Africa subsahariana e dell’Asia meridionale. Particolarmente preoccupante è la situazione in alcuni paesi insulari del Pacifico, dove l’obesità giovanile ha raggiunto livelli record, superando il 30%. In queste aree, il passaggio da diete tradizionali a cibi importati a basso costo e ad alto contenuto energetico è stato il principale motore di questa trasformazione. Anche nei paesi ad alto reddito la situazione è allarmante, con Cile, Stati Uniti ed Emirati Arabi Uniti che registrano tassi di obesità giovanile superiori al 20%. L’Italia, pur avendo visto una lieve diminuzione del sovrappeso generale, mantiene stabile il 10% di bambini obesi, un dato che, unito a un leggero aumento del sottopeso, conferma la complessità del problema a livello nazionale.

La direttrice generale dell’UNICEF, Catherine Russell, sottolinea che il problema non è solo una questione di calorie, ma di qualità del cibo. Gli alimenti ultra-processati, ricchi di zuccheri, grassi e additivi, stanno sostituendo le diete tradizionali basate su frutta, verdura e proteine, compromettendo non solo la salute fisica, ma anche lo sviluppo cognitivo e la salute mentale dei bambini. Questi prodotti dominano gli ambienti alimentari, promossi aggressivamente attraverso il marketing digitale che raggiunge direttamente il pubblico più giovane. Non si tratta di una scelta consapevole, ma del risultato di un sistema che rende più facili e accessibili le opzioni non salutari.

Le conseguenze di questa epidemia sono gravissime: l’obesità infantile aumenta significativamente il rischio di sviluppare malattie croniche come il diabete di tipo 2 e le patologie cardiovascolari in età adulta. A livello globale, l’impatto economico di sovrappeso e obesità potrebbe superare i 4.000 miliardi di dollari all’anno entro il 2035, un onere insostenibile per i sistemi sanitari. Di fronte a questa emergenza, l’UNICEF esorta i governi a intraprendere azioni urgenti e concrete, come l’introduzione di etichette nutrizionali chiare, la limitazione della pubblicità di cibi non salutari e la tassazione dei prodotti ricchi di zuccheri e grassi. In questo contesto, l’esempio virtuoso del Messico, che ha vietato la vendita di cibi ultra-processati nelle scuole, dimostra che con politiche mirate è possibile invertire la rotta. Trasformare l’ambiente alimentare è un imperativo morale e sanitario, per garantire che ogni bambino abbia accesso a una dieta nutriente e salutare, sostenendo la sua crescita e il suo sviluppo.

Di Raimondo Bovone

Ricercatore instancabile della bellezza nel Calcio, caparbio "incantato" dalla Cultura quale bisettrice unica di stile di vita. Si definisce "un Uomo qualunque" alla ricerca dell'Essenzialità dell'Essere.

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