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Non un mero supporto economico dallo spirito assistenzialista, bensì uno strumento che permetta alle famiglie in difficoltà di reinserirsi attivamente nella società. Così si configura il SIA, Sostegno per l’Inclusione Attiva, illustrato ieri mattina in una riunione della Commissione Politiche Sociali al Cissaca.

La Responsabile dei Servizi Sociali Territoriali Stefania Guasasco ha illustrato i dettagli principali del progetto, avviato a livello nazionale, gestito dal Consorzio Servizi Sociali di Alessandria per conto dell’ambito territoriale Alessandria-Valenza. Alla base del SIA, ha spiegato la dott.ssa Guasasco, c’è l’erogazione di un contributo economico a determinati nuclei familiari, con lo scopo di “stimolare la loro capacità di rendersi autonomi”. Un aiuto temporaneo (della durata di 12 mesi), revocabile in caso di violazione dei patti stabiliti.

Il Sostegno per l’Inclusione Attiva è suddiviso in due parti: una “passiva”, coincidente con il caricamento della quota su una card licenziata dalle Poste, e una “attiva”, che prevede un “progetto personalizzato” per il nucleo famigliare coinvolto, elaborato da un equipe composta dallo stesso Cissaca, dai centri dell’impiego e da altri soggetti a seconda dei casi (scuole professionali, agenzie interinali, ecc.). Il contributo economico ammonta a 80 euro fino a un massimo di 400 euro.

Non tutte le famiglie possono approfittare del SIA, queste le condizioni necessarie per poterne usufruire:

  • nucleo famigliare con un figlio minorenne o maggiorenne disabile;
  • nazionalità italiana, comunitaria o extracomunitaria con regolare permesso di soggiorno;
  • residenza in Italia di almeno 2 anni;
  • ISEE inferiore a 2000 euro;
  • non si deve usufruire di altri trattamenti dal valore superiore a 600 euro;
  • non si devono possedere beni durevoli;
  • necessario almeno un punteggio di 45 relativo alla valutazione multidimensionale del bisogno;
  • partecipazione obbligatoria alla parte “attiva” del SIA.

Al 30 settembre sono state presentate 243 domande: 23 sono partite dai piccoli comuni della zona, 220 provengono dal capoluogo, il 70% delle richieste giunge da famiglie di origine straniera.

Come sarà finanziato il tutto? La Regione Piemonte ha messo a disposizione 38.000.000 euro per la misura passiva nel 2016, da ripartire tra 10.000 nuclei famigliari, per un totale di 40.000 persone. Inoltre, attraverso il Fondo Sociale Europeo nell’ambito del Programma Operativo Nazionale 2014-2020, sono stati assegnati 1.134.000 euro (di cui 154.000 euro al bacino d’utenza di Alessandria e Valenza) per finanziare la misura attiva nel prossimo triennio. Una cifra che permette la rotazione di diversi nuclei familiari assistiti dal SIA, anche se chi ne ha già usufruito potrà farne nuovamente richiesta dopo 3-6 mesi.

Nel corso del successivo dibattito, partecipato dai commissari, da esponenti del terzo settore e membri di diverse amministrazioni comunali, Guasasco ha ammesso che il SIA rappresenta “una misura propedeutica all’introduzione del reddito minimo d’inserimento, nelle intenzioni della Regione”.

Stefano Summa
@Stefano_Summa

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