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Dai cacciatori arriva una pesante critica alla Regione Piemonte, in seguito all’approvazione di un decreto che potrebbe limitare fortemente l’attività venatoria degli appassionati. nel decreto in questione si legge infatti che ‘i comitati di gestione degli Atc e dei Ca possono prevedere, per ogni capo di cinghiale prelevato, una quota tra i 10 e 60 euro. In alternativa, possono prevedere una quota economica compresa per il cacciatore che intende esercitare l’attività venatoria al cinghiale nel rispetto dei seguenti parametri: cacciatore in squadra da 10 a 300 euro, singolo da 10 a 15 euro’.
In un periodo di così grave crisi economica, l’aumento dei costi può far desistere molti cacciatori nel continuare la loro attività venatoria. I soci dell’Arcicaccia hanno esternato le loro preoccupazioni sul fatto che questo sport potrebbe così diventare accessibile solo a pochi eletti che non percepiscono la crisi economica, rendendolo così uno sport ‘d’elitè’.
Se però da una parte i cacciatori protestono contro questa decisione dell’amministrazione comunale, gli animalisti esultano intravedendo la possibile fine di questo sport da loro giudicato cruento e inutile.

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