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Se fare arte significa produrre non tanto (e non solo) qualcosa di originale quanto piuttosto di originario, lo scultore Giovanni Borgarello ha nella potenza originaria – “primitiva” – delle sue opere la sua forza. Peculiarità che si potrà osservare nella mostra “Le forme della materia” fino al 31 maggio presso gli spazi di Palazzo Grosso (piazza della Parrocchia, 4) a Riva presso Chieri (Torino); l’ingresso è libero. Dopo il successo di pubblico presente all’inaugurazione, lo scorso 8 maggio, inizia la seconda settimana espositiva per questa mostra che sta riscontrando apprezzamenti da tutta la Regione e non solo. E già si vocifera di una proroga della scadenza per dare maggiore possibilità di prenderne visione.

Borgarello, classe 1950, è scultore di prestigio internazionale, l’ultima sua personale – nella provincia di Cuneo – risale all’ottobre 2014 con la mostra “Natura e simboli in armonia” nella città di Pollenzo. È stato allievo di Sandro Cherchi all’Accademia di Belle Arti di Torino e sue sculture di grande formato sono collocate nelle piazze e nei giardini pubblici di Cambiano, città in cui l’artista abita e ha il suo atelier, e in numerose città in Italia e all’estero. Sue opere sono esposte permanentemente nei musei dell’intera penisola, nonché in Israele e in Russia.

La mostra è organizzata dall’associazione culturale “Il Carro” in quella che fu la residenza estiva settecentesca della contessa Faustina, figlia del conte Grosso e poi moglie del conte Carlo Mazzetti di Montalero e che oggi è l’imponente edificio che ospita il Municipio e il Museo del Paesaggio Sonoro, ovvero Palazzo Grosso a Riva presso Chieri. Sono opere modellate nel legno e nel marmo di Carrara e disposte nell’Atrio, sullo Scalone, nel Salone delle feste, nella Sala etrusca, nella Sala cinese, nella Saletta della caccia, nella Sala delle grottesche, nella Sala del legno e nel giardino. La scultura di Borgarello “dialoga” con l’ambiente circostante in cui è posta, come un sorta di continuum fra antico e moderno. Scrive Angelo Mistrangelo, critico d’arte e giornalista: “Sono forme che si collocano nello spazio animandolo, costituiscono gli elementi di una narrazione che unisce gli ‘Spiriti del vento’ al ‘Messaggero coinvolto’. Si coglie una sorta di continua, inesauribile, metafisica definizione di un linguaggio estremamente misurato e controllato nella resa del soggetto e delle soluzioni tecniche”.

La mostra è visitabile gratuitamente fino al 31 maggio negli orari: domenica dalle 16,00 alle 19,00. Nei giorni feriali: dalle 10,00 alle 12,00.

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