ROMA (ITALPRESS) – In Italia è boom della ‘moda veloce’ e dei capi di ‘seconda mano’. Questo è quanto emerge da un’indagine realizzata dall’Istituto Piepoli per Udicon (Unione per la Difesa dei consumatori). Il canale online è il principale per l’acquisto di ‘capi a basso costo’ nel 37% dei casi, e si conferma più un canale per giovani, con il dato più alto nella fascia 35-54 anni.
Il principale motivo per cui gli italiani acquistano marchi ‘moda veloce’ è il prezzo basso (66%).
Il principale motivo per cui gli italiani acquistano marchi ‘moda veloce’ è il prezzo basso (66%).
“L’indagine conferma un dato ormai strutturale dove il risparmio è diventato un motore potente delle scelte d’acquisto – afferma Martina Donini, presidente di Udicon – anche il basso costo deve, però, sottostare a regole precise: trasparenza nelle informazioni, sicurezza dei prodotti, correttezza nei tempi di consegna e nelle modalità di reso”.
Tra le piattaforme online più utilizzate, Amazon domina con il 58% delle preferenze, seguita da Shein (28%), Temu (23%), H&M (21%) e Zara (20%). Ma dall’indagine emerge un altro dato più incoraggiante: 4 italiani su 10 hanno acquistato almeno una volta abbigliamento di seconda mano, e tra loro il 57% preferisce appunto le piattaforme online come eBay, Depop, Vinted.
Tra i meno giovani, invece, va sempre più di moda lo shopping nei mercatini. Il principale incentivo per l’acquisto di prodotti di seconda mano è il prezzo più basso (78%), ma tanti indicano anche la necessità di acquisti che siano in linea col principio della sostenibilità (44%). L’abbigliamento usato è una soluzione per non cadere nella trappola del modello ‘veloce’ che vede in prima linea il colosso cinese Shein.
Tra i meno giovani, invece, va sempre più di moda lo shopping nei mercatini. Il principale incentivo per l’acquisto di prodotti di seconda mano è il prezzo più basso (78%), ma tanti indicano anche la necessità di acquisti che siano in linea col principio della sostenibilità (44%). L’abbigliamento usato è una soluzione per non cadere nella trappola del modello ‘veloce’ che vede in prima linea il colosso cinese Shein.
Il ‘basso costo’ è finito più volte sotto inchiesta per la condizione dei lavoratori, pagati pochissimo e costretti a turni di lavoro stancanti, ma anche per la presenza di sostanze pericolose come piombo, cadmio e ftalati.
mgg/azn
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