I prodotti agroalimentari certificati D.O.P. sono ormai largamente venduti e consumati, ma spesso non si conoscono la prassi e gli standard da rispettare nel processo, dalla raccolta di materie prime locali fino alla trasformazione nel prodotto. In Italia, Paese con il maggior numero di DOP a livello mondiale, il Piemonte è un fiore all’occhiello in tutti i settori, incluso quello lattiero-caseario. Sono 10 infatti i formaggi D.O.P. riconosciuti: Toma Piemontese, Bra, Raschera, Castelmagno, Roccaverano, Murazzano e Ossolano, a cui si aggiungono Grana Padano, Taleggio e Gorgonzola, prodotti anche in altre regioni.

I CRITERI DI QUALITA’ – Per la Denominazione di Origine Protetta (DOP), bisogna rispettare 3 criteri fondamentali. 1°) La produzione deve avvenire in una zona geografica delimitata: l’allevamento da cui proviene il latte, il caseificio e lo stagionatore devono trovarsi in un’area precisa, cioè in un territorio di origine caratterizzato da condizioni ambientali e tradizioni agricole uniche, requisito che non vale, invece, per il porzionatore. Per questo è fondamentale la tracciabilità dell’intera filiera produttiva.
2°) Latte e formaggio D.O.P. devono provenire da capi di a razze specifiche, requisito particolarmente restrittivo nel caso dell’Ossolano e del Castelmagno, derivati dal latte di razze decisamente uniche.
3°) La razione di mangime deve essere formata almeno al 50% da materie prime prodotte dall’allevamento stesso, o acquistate da aziende del territorio previsto dal disciplinare. Ma se c’è la possibilità di integrare fieno ed erba con altro mangime, come accade per il Castelmagno, l’ente certificatore dovrà verificare le caratteristiche di quella parte di razione e dovrà farlo di persona.
4°) Ogni anno il 35% degli iscritti viene ispezionato a campione, in modo che ciascun produttore venga controllato con cadenza triennale. Questa verifica costante permette di garantire la qualità produttiva e il rispetto dei requisiti, tutelando gli interessi dei consumatori e la valorizzazione di un territorio.

LA COOPERAZIONE IN PIEMONTE – Un ruolo rilevante è ricoperto dalla cooperazione agricola piemontese, modello di impresa basato sull’attenzione verso la qualità dei prodotti, il legame col territorio e il rispetto di una filiera più locale possibile.
Nel 2024 Confcooperative Fedagripesca Piemonte ha raggiunto un valore di produzione, nel comparto lattiero-caseario, pari a € 148.365.243, grazie al lavoro di 680 imprese socie dislocate sul territorio regionale. Un grande impatto sull’economia regionale che racconta quanto sia fondamentale l’impronta dell’imprenditoria cooperativa.
