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C’era una volta la Citroen CX, quella berlina che con le sue forme squadrata aveva conquistato la clientela degli anni ’70 e che soltanto qualche decennio dopo era divenuta l’emblema delle ‘auto vecchie’ proprio per via della sua struttura. Fece il suo debutto nel 1974, e il suo design che negli anni’90 risultava indigesto, aprì le porte del successo al nuovo modello della casa francese. La presentazione avvenne nientemeno che al salone dell’auto di Parigi, e il suo nome non era altro che l’acronimo utilizzato in campo aerodinamico per indicare il coefficiente di penetrazione dell’aria attraverso un oggetto. Una scelta affatto casuale, dal momento che i progettisti dedicarono tanta attenzione proprio agi aspetti aerodinamici della vettura, che secondo l’idea originaria doveva superare di gran lunga la concorrenza sotto questo punto di vista.
Ma non erano soltanto le sue forme a suscitare il clamore della massa, dato che anche gli interni avevano un loro perché. I comandi erano raggruppati in due blocchi che emergevano dalle due estremità della mezzaluna dedicata al cruscotto. Inoltre erano presenti due indicatori che all’epoca non erano poi così comuni, ovvero la temperatura del motore e il livello del carburante. La CX rappresentava allora il futuro che avanza, e doveva essere in grado di sostituire gli illustri predecessori della casa transalpina, ovvero la Citroen DS e la SM che poteva vantare una motorizzazione Maserati. Il ritiro dalla produzione di queste ultime liberava la scena alla CX, che non poteva assolutamente fallire e proprio per questo motivo al momento della sua presentazione le luci dei riflettori erano tutte per lei; anche oggi infatti, poiché icona degli anni ’70, rappresenta una tra le auto più “cercate” online suscitando l’interesse di chi acquista auto d’epoca (a questa pagina puoi trovarne alcune Citroen CX in ottimo stato).
Al classico modello a benzina vennero presto affiancate alcune varianti: la Break, ovvero il modello station wagon e la versione prestige, impiegata principalmente in contesti ufficiali. L’anno successivo, ovvero nel 1975, arrivò la versione diesel che riscosse un gran successo specialmente tra chi in quegli anni stava seriamente considerando di optare per un carburante alternativo visti i rincari del prezzo del petrolio che facevano lievitare i costi della benzina. Il ruolo di nuova ammiraglia della casa automobilistica francese non era affatto facile da ricoprire, perché il successo che ottenne la Citroen DS nel ventennio precedente aveva pochi precedenti. La storica DS venne presentata nel 1955 sempre al salone dell’automobile di Parigi, e all’epoca poteva considerarsi l’incarnazione della modernità in formato quattro ruote.
Col passare del tempo i soprannomi si sprecarono, e a fronte di chi amava chiamarla ‘lo squalo’ non mancavano i meno delicati che la bollavano in maniera meno elegante come ‘ferro da stiro’. Le sue linee rotondeggianti e sportive non erano consuete negli anni ’50 e catturarono l’attenzione di decine di migliaia di acquirenti. Basti pensare che soltanto nei giorni della presentazione la casa francese ricevette oltre 80.000 ordinazioni sebbene il costo dell’auto fosse leggermente superiore alla media e quindi non proprio alla portata di tutti. La sua progettazione risale addirittura al 1938, ma il secondo conflitto mondiale spostò l’attenzione su altre questioni rallentandone notevolmente lo sviluppo che venne ripreso dopo il 1945, in un altro contesto storico-politico.
Inizialmente sarebbe dovuta essere un’evoluzione della Traction Avant con uno special focus sull’aerodinamica, ma in seguito il progetto venne rivisto considerate anche le nuove vedute del dopoguerra che richiedevano un design differente. Dopo la morte del fondatore della casa, André Citroen, l’azienda passo in mano a Michelin Pierre Boulanger, produttore di pneumatici, che però scomparse bruscamente a causa di un incidente stradale nel 1950. A prendere le redini del comando subentrò quindi Robert Puiseux, a cui si deve ufficialmente la nascita della Citroen DS, che di li a pochi anni segnerà una tappa importante la casa transalpina e per la storia dell’automobile in generale.

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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