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Se si parla di fisioterapia, non possiamo che nominare Sergio Viganò.
Dopo molti anni passati tra i lettini di serie A e di mezza Europa, da pochi anni è anche presidente della Luese.
Anche con la carica di presidente però, il guru della fisioterapia, ha continuato ad aiutare il suo caro amico Mancini, dopo essergli stato accanto sia da giocatore ( alla Sampdoria e alla Lazio), sia come allenatore ( all’Inter e al Manchester City).
La forte amicizia dei due spinge  l’alessandrino a farsi in quattro per curare anche da casa i muscoli dei campioni delle squadre di Mancini.
Vediamo cosa ne pensa della sua Luese e del calcio di adesso, tra tanti infortuni e soldi .

Da qualche anno presidente della Luese, come sta vivendo questa esperienza e quali sono gli obbiettivi stagionali?

Questo è il terzo anno a Lu, siamo partiti da zero, siamo saliti in prima categoria e l’anno scorso abbiamo perso i play-off, ma tutto sommato posso ritenermi soddisfatto .
L’obbiettivo stagionale è quello di salire di categoria, magari anche passando per i play-off.

Avendo calcato sia i campi di serie A sia quelli di provincia come si vive il calcio in queste due categorie?

Il calcio di provincia regala soddisfazioni, anche se si è sempre impegnati, si lavora per un obbiettivo comune.
A Lu ho aiutato un gruppo di ragazzi per il bene del paese, partendo da zero, ma se si lavora con passione nel calcio di provincia è come se si lavorasse in serie A.
Le motivazioni in entrambe le categorie sono simili e lo stress c’è anche nel calcio di provincia.
Il calcio di A è differente, prevalgono i soldi e i presidenti di adesso sono solo degli amministratori che fanno girare  soldi, non più dei presidenti legati alla squadra e alla città.

Cosa non funziona nel calcio italiano di adesso?

Negli ultimi anni si è perso l’obbiettivo dei giovani italiani e sono diminuite le scuole calcio.
Nei grandi club non si può presentare un giovane sconosciuto, gli acquisti quindi vengono fatti all’estero quando in Italia ce ne sono una quantità infinita.
La mentalità del calcio italiano è cambiata, anche perché senza grandi nomi la gente non andrebbe allo stadio.

Essendo esperto in materia, come mai così tanti infortuni ?

Vent’anni fa i giocatori arrivavano in ritiro in sovrappeso, si allenavano e tornavano in forma, adesso durante l’estate i giocatori non riescono a recuperare e non mettono sostanza nei muscoli per poi mantenerla in tutto l’anno.

Quindi troppi impegni o poca preparazione?

Gli impegni sono troppi, ma soprattutto è sbagliata la preparazione, prima i giocatori si allenavano per parte della preparazione senza pallone, quindi correndo soltanto, adesso invece sono moltissime le amichevoli, anche durante l’anno non solo d’estate, che portano molti infortuni, quindi non c’è tempo per i giocatori di recuperare.

Parlando di serie A invece, l’Inter di Mancini vince il tricolore?

No, non penso, io lotto con lui e cerco di dargli una mano, anche perché sono interista, però vedo due/tre squadre con giocatori superiori.
Quello che manca di più all’Inter è la prima punta, mancano gli attaccanti che hanno Roma, Juve e Napoli.
L’Inter ha solo un attaccante, che riceve pochi palloni, quindi è inevitabile avere problemi sotto porta.

Con il cambio di allenatore come vede i grigi, possono salire nel campionato cadetto?

I grigi mi piacciono, ho appoggiato l’arrivo di Gregucci, che conosco molto bene perché ha lavorato con me e Mancini al Manchester City.
Gregucci ha fatto bene in Italia soprattutto a Vicenza, poi ha avuto una fase di calo, però spero che, tornando nella città dove è cresciuto calcisticamente, possa riportare i grigi in B, vista la qualità della rosa di quest’anno.

Alessandro Venticinque

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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