La vendemmia 2025 raccontata dalle cantine cooperative mostra un’annata di alta qualità, seppur con rese contenute e un contesto di mercato complesso. Le testimonianze evidenziano le sfide, ma anche la forza del modello cooperativo, capace di sostenere i soci, innovare e valorizzare il vino piemontese in Italia e all’estero. La vendemmia 2025 consegna alla cooperazione vitivinicola piemontese un quadro nel complesso positivo: rese contenute ma di qualità elevata e un clima che, tra accelerazioni improvvise e benefiche escursioni termiche, ha messo alla prova i vigneti, ma ha anche esaltato le varietà più nobili del territorio. Le cantine aderenti a Confcooperative Piemonte hanno affrontato questa stagione con lo spirito che le contraddistingue: unire competenze, sostenersi reciprocamente e trasformare le sfide in occasioni per crescere insieme.

Una vendemmia di qualità, nonostante la complessità
Rosa Oberto, vicepresidente della Cantina Terre del Barolo, descrive a nome dei 300 soci della cantina un percorso che ha premiato in particolare Nebbiolo, Barbera e Dolcetto, varietà che hanno espresso struttura, intensità aromatica e grande equilibrio. Sulle criticità ha affermato: «Le sfide che ci attendono non appartengono ad un singolo produttore, ma ad un’intera comunità vitivinicola e Terre del Barolo vuole essere un luogo di confronto e crescita, capace di accompagnare i Soci verso una viticoltura più resiliente e orientata al futuro».
La Cantina del Nebbiolo con i suoi 160 soci ha raccolto uve di ottima qualità, con una vendemmia anticipata e rese inferiori rispetto all’anno precedente, ma più performanti dal punto di vista qualitativo. Il presidente Antonello Demaria sottolinea: «Quest’anno abbiamo compresso i tempi ma portato in cantina un prodotto eccellente e nonostante un mercato difficile e la demonizzazione crescente del consumo di vino, restiamo convinti che l’educazione al bere consapevole sia la chiave per il futuro».
Nella zona del Barbaresco la Cantina Pertinace ha registrato un calo produttivo del 15-20%, compensato da parametri organolettici di livello altissimo. Così il direttore Cesare Barbero: «La contrazione dei consumi, soprattutto negli USA, ci obbliga a ripensare il linguaggio del vino, perché la comunicazione autoreferenziale non parla più ai giovani. Serve investire su nuovi canali e nuovi modi di raccontare il nostro lavoro».

Anche i Produttori del Barbaresco confermano rese più basse ma un’ottima qualità. Il presidente Enrico Vezza spiega: «La quantità conta relativamente: l’importante è vendere bene e mantenere standard elevati e anche quest’anno il colore, l’estratto e l’aromaticità fanno prevedere un’annata eccellente».
Nell’area del Dolcetto, Cantina Clavesana con i suoi oltre 150 soci, racconta un’annata brillante dal punto di vista qualitativo e un percorso di diversificazione sempre più solido, che affianca ai tradizionali Dolcetti una crescita significativa di bianchi, nebbioli e Alta Langa. Così il direttore Alessio Chiavarino: «Goccia dopo goccia, stiamo ampliando il nostro ventaglio produttivo, e lo facciamo grazie ai soci che credono nel progetto, collaborano e sono disponibili a sperimentare nuovi conferimenti per essere più competitivi sul mercato».
Dalle vigne più alte del Moscato d’Asti arriva il racconto della cooperativa Terre Nostre; qui le altitudini tra i 300 e i 600 metri hanno permesso di salvaguardare la qualità delle varietà tardive. Così il presidente Loris Filante: «I nostri soci lavorano ancora tutto a mano e usano pratiche di moncatura, spesso in vigne eroiche con pendenze oltre il 30%. Questa attenzione, unita all’obbligo del conferimento giornaliero, ci ha permesso di portare in cantina uve fresche e sane, nonostante colpi di caldo e attacchi parassitari che hanno contrassegnato l’annata per l’intero comparto viticolo piemontese».

Le sfide: clima, consumi, costi. E la risposta cooperativa
In tutte le testimonianze emerge un elemento ricorrente: la forza della cooperazione. Lavorare come comunità permette di condividere strategie, responsabilità, rischi, affrontando insieme i problemi. Le cantine cooperative non solo sono la forza dei soci, ma garantiscono presidio economico, investimenti in qualità, formazione continua e innovazione nelle pratiche agronomiche e tecnologiche.
Il presidente di Confcooperative Piemonte Sud, Mario Sacco, offre una lettura unitaria: «La vendemmia 2025 conferma che la cooperazione vitivinicola piemontese è un modello capace di tenere insieme qualità, sostenibilità e futuro. Quando il mercato rallenta, i costi aumentano e il clima mette alla prova la tenuta delle vigne, è il lavoro condiviso che fa la differenza. La cooperazione permette di valorizzare il prodotto in Italia e all’estero, sostenendo i soci, mantenendo il legame con il territorio e affrontando le sfide come una comunità».
