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Un rito su due ruote, che si rinnova anno dopo anno a colpi di pedale. Tutto questo, è la Milano-Sanremo, una corsa che, alle origini e nelle intenzioni dei suoi ideatori, era stata concepita per portare nel suo dna il sapore della sfida ai limiti delle capacità umane, e che da quest’anno si è riappropriata della sua dimensione, passando dalle due ruote alle scarpette da corsa. Ma andiamo per ordine, e torniamo al 1906: pochi infatti lo sanno, ma nelle intenzioni originali degli organizzatori, la “Classicissima” avrebbe dovuto essere una corsa automobilistica, ma le adesioni furono troppo poche per trasformarla in realtà. E così fu solo l’anno successivo al clamoroso fallimento, cioè nel 1907, che alcuni sanremesi la rilanciarono, chiedendosi se fosse possibile percorrere in bicicletta la distanza fra le due città. Non mancò chi definì “folle” l’iniziativa, ma la storia diede ragione ai promotori. E così, centosette anni dopo, c’è stato chi (ancora una  volta 4 sanremesi, proprio come nel 1907) ha deciso di ricalcare la leggenda, chiedendosi stavolta se fosse possibile percorrere a piedi quegli stessi 280 chilometri, dalla pianura padana, alle colline del Monferrato, dall’Appennino Ligure alla Riviera con il suo fastidioso vento trasversale. Il dado è tratto, e così, sullo stesso tracciato della “Classicissima”, sette giorni più tardi, sabato 29 e domenica 30 marzo, si è corsa la prima edizione della “UltraMilano-Sanremo”, la ultramaratona più lunga d’Europa, una manifestazione podistica estrema organizzata dall’Associazione Sportiva Dilettantistica Sanremo Runners con la supervisione, tra gli altri, del Comitato UMS Group composto dall’ultramaratoneta Michele Graglia, dall’editore Riccardo Marvaldi e dallo scrittore e poeta Luca Ammirati. Follia o no, gli ultramaratoneti hanno risposto in maniera entusiastica: nel giro di poche settimane dall’apertura delle iscrizioni, i posti disponibili sono andati esauriti e alla gara hanno preso parte atleti di assoluta eccellenza: oltre 50 podisti di élite proveniente da 20 diverse nazioni, tra cui i vincitori dell’ultima Spartathlon, l’altra ultramaratona di riferimento in Europa. Come in una bella favola, ha vinto proprio lui, l’ideatore della corsa. Michele Graglia, con il tempo di 31h49’39”. Lo abbiamo contattato dopo la sua vittoria, per farci raccontare le sue sensazioni. “Un’emozione immensa dopo anni di aspettative. La mia intenzione originale era affrontare questo percorso da solo per beneficenza, per Telethon, ma vedere tutto questo realizzato come evento è un sogno e vincere… lo è ancora di più. Prima del Turchino non nutrivo molte speranze: ero sesto, con un distacco importante, poi ho iniziato a rimontare. Ho capito di potercela fare dopo Arenzano”. Ma come si fa a correre 31 ore senza fermarsi? “La motivazione che ti tiene in piedi è spingersi oltre il limite. Questo è il mondo dell’ultramaratona, un mondo straordinario che mi ha cambiato la vita”.
CM

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