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“Le sensazioni uniche che soltanto la maglia grigia sa dare. Mi sono affezionato a tutte le squadre in cui ho giocato ma l’Alessandria…”

“Non allenare più il settore giovanile mi ha rattristato, ma se la dirigenza ha deciso così, avrà le sue ragioni”

Gigi Manueli è stato uno dei giocatori più amati dalla tifoseria grigia anche perchè ha trascorso ad Alessandria almeno 3 momenti fondamentali della sua carriera: gli anni delle giovanili (con la conquista del campionato juniores nel 1972, grazie alla sua doppietta realizzata nella finale di Rimini contro il Giulianova), l’esordio in prima squadra (con la vittoria della prima Coppa Italia Semiprofessionisti 72/73 e la conquista della promozione in serie B nell’anno successivo) e il ritorno dal 1983 al 1987, quando insieme a Scarrone
e Camolese ha formato uno dei reparti di centrocampo più forti degli ultimi 40 anni.

 

Dunque Gigi, io partirei da un concetto molto semplice ma particolarmente significativo: tu hai sempre ribadito la sensa zione unica che hai provato quando hai indossato la maglia grigia...

Si, è proprio così e non è una frase di ircostanza. Probabilmente dipende dal fatto che sono cresciuto ad Alessandria, restandoci dai 13 ai 22 anni: c’erano giocatori come Reja e Dalle Vedove ad esempio, che per me erano come fratelli maggiori e mi davano sempre un consiglio giusto. Nel corso della mia carriera ho giocato 8/9 anni in squadre di serie A e B: però quando sono tornato nel 1983 ad Alessandria… non so… avevo già 30 anni ma questa maglia mi ha fatto riprovare delle sensazioni che dalle altre parti non avevo sentito!

 

Infatti, tra il 1975 e il 1983 hai giocato a Varese, nell’Atalanta, nel Genoa e nel Verona. Recentemente ho rivisto una trasmissione su Rai Sport in cui si parlava dello  scudetto vinto dalla squadra scaligera nell’84/85. L’allenatore Bagnoli e i giocatori Garella, Volpati e Tricella hanno ricordato come quella squadra dovesse molto anche a quelle degli anni recedenti, quando c’eravate ad esempio anche tu e l’attuale Mister dell’Udinese Guidolin…

Mi fa molto piacere, davvero. Grande uomo, Osvaldo Bagnoli e grande allenatore: non era certo semplice ottenere i risultati che ha ottenuto lui, in piazze come Verona e Genova molto calde ma non abituate (come ad esempio Juve, Inter, Milan o Roma) a lottare per grandissimi obiettivi..

 

Hai qualche rimpianto per non essere rimasto più a lungo a Verona? Di lì a poco avresti potuto diventare Campione d’Italia con la squadra gialloblu…

Con il senno di poi, sì, ovviamente. In particolare, Bagnoli mi aveva detto che mi avrebbe tenuto volentieri in squadra. Però in quel periodo si fece avanti Gianmarco Calleri (il Presidente dell’Alessandria dal 1983 al 1985, ndr.) e a quel punto ho fatto una scelta di vita: mio figlio iniziava ad andare a scuola e io presi la decisione di tornare a vestire la maglia grigia.

 

Alessandria e Verona a parte, mi parli delle altre esperienze che hai vissuto nel corso della tua carriera?

Sinceramente, mi sono affezionato un po’ a tutte le squadre in cui ho giocato: chiaramente ogni piazza ha i suoi aspetti positivi e negativi. Per esempio, a Genova (dove per altro mi sono trovato benissimo), i tifosi sono particolarmente attaccati ai colori rossoblu: grande esaltazione quando le cose vanno bene, ma anche molte polemiche se qualcosa non va per il verso giusto. Varese, invece, me la ricordo come una città molto tranquilla, mentre a Bergamo direi che ho trovato la migliore società che allora potesse esserci in Italia: la dirigenza e l’organizzazione erano davvero eccezionali.

 

E qui ad Alessandria? Fino all’anno scorso hai ricoperto incarichi nel settore giovanile, alla guida della squadra Berretti… 

Ho passato tanti anni in grigio, in momenti anche molto diversi della mia vita: quando ho saputo che non ne avrei più fatto parte, ovviamente ci sono rimasto un po’ male. D’altra parte, chi ha deciso così avrà avuto le sue ragioni che io accetto senza problemi: ritengo che con questa dirigenza, la serie B possa arrivare entro tre o quattro anni.
Gianmaria Zanier

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