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L’esperienza vissuta da Stefania, trasferitasi per studio nel paese delle grandi dinastie

Da Lu Monferrato a Tianjin per conoscere lingua e tradizioni

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Le interessava l’Accademia delle Belle Arti, ma la paura di non trovare concreti sbocchi lavoratori l’ha portata altrove, fino in Cina. La storia di Stefania, giovane studentessa di Lu Monferrato, si può riassumere così ma sarebbe riduttivo farlo. Allora, è meglio farsi raccontare come si è avvicinata allo studio della lingua cinese presso la facoltà di Mediazione Culturale a Milano, quali indirizzi prende in considerazione per il suo futuro (promozione export dell’enogastronomia locale o insegnamento) e del suo viaggio di studio nel Regno di Mezzo.
Per la sua prima esperienza, Stefania ha voluto evitare le città imbottite di occidentali come Pechino e Shanghai e ha scelto di andare, da sola, a Tianjin, quarta municipalità della Repubblica Popolare per numero di abitanti (12.938.224), situata nel nordest del paese, la più importante città costiera della provincia dello Hebei, e alla Nankai University (fondata nel 1919, una delle più prestigiose, dove ha studiato Zhou Enlai, primo premier cinese, ndr). Una decisione abbastanza coraggiosa, di cui la luese non si è pentita “anche se non la consiglierei a tutti, soprattutto per la prima volta”.
Tianjin-ChinaL’impatto con la realtà cinese, facile intuirlo, è stato parecchio impegnativo. Stefania non ha avuto particolari problemi a farsi capire ma affrontare la rigida burocrazia locale senza potersi appoggiare occasionalmente all’inglese non è stato facile. Al mattino seguiva un corso di lingua, al pomeriggio restava nell’enorme campus dell’università o andava in libera uscita in città. “I trasporti erano comodi, ho sempre usato la bicicletta, nonostante il traffico, c’erano strade a 6 corsie, con le piste ciclabili, e l’inquinamento”, ricorda. Rispetto ad altre città straniere, i ritmi di vita sono diversi: alle 6 del mattino tutti sono già in piena attività e fanno colazione, mentre gli altri pasti si consumano alle 11 e alle 17, in casa o nei banchetti tipici per strada. Si mangia di tutto: noodles con verdure a scelta serviti in sacchetti e con bacchette, insetti, vermi, rospi, bachi da seta fritti, biscotti con fagioli rossi, gelati al te verde, al riso o al mais.4593039328_c931be33dc_o
Essendo un importante polo portuale, Tianjin attira molte persone dalle campagne, dove non si vedono o molto raramente degli occidentali, di solito, americani o britannici. Manodopera d’estrazione umile, “di una gentilezza infinita”, sottoposta a condizioni di lavoro lacunose – ponteggi pericolosi, senza imbragature e caschi, dalle 6 del mattino senza sosta fino alle 8 di sera – e di vita misere:“dormivano per strada, sporchi e con i vestiti strappati”. I cittadini e gli studenti, invece, si distinguono per la loro eleganza e la generale diffidenza verso lo straniero, “forse per vergogna di fare brutta figura, per invidia o per orgoglio”. Lo stesso orgoglio nazionalistico di cui vanno per la maggior parte fieri, lontani dai venti di protesta dei grandi centri e delle fabbriche che lavorano per le multinazionali (leggi Foxconn). Dell’Italia i cinesi conoscono soprattutto Milano, il calcio, la moda e sono incuriositi dalla lingua e dal cibo. A breve Stefania rifarà le valigie e tornerà là, per uno stage. Non ci resta che dirle “Liu Tu Yu Kuai!”alias buon viaggio!

 

Stefano Summa

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