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Il 25 marzo prossimo, solennità dell’Annuntiatio Domini Nostri Iesu Christi, alle ore 10.30, il Sindaco Enrico Silvio Bertero avrà l’onore di presentare alla comunità acquese presso la Basilica dell’Addolorata, alla conclusione di un accurato restauro di cui si è fatto promotore un generoso Concittadino, la lastra dell’Annunciazione – di proprietà civica – rinvenuta nel 1850 e proveniente proprio dall’area dell’attuale Basilica.

L’anonimo manufatto privo dell’immagine della Vergine, spezzato in due frammenti -il maggiore lungo 88 cm, il minore 58- è in ardesia. Le caratteristiche dello stile permettono una datazione intorno alla seconda metà del XVI secolo. Un cartiglio riporta la seguente iscrizione Hoc est nescire, sine Christo/plurima scire/Si Christum bene scis/satis est si cætera nescis, detto sapienziale molto diffuso in epoca medievale. Sull’altro cartiglio si legge il saluto angelico Ave grathia tua plena. Uno scudo racchiude due iniziali che sembrano ricordare le lettere «G» e «B». Se così fosse potrebbero, con riserva, corrispondere alle iniziali di Guglielmo Bastoni(1544 – 1609) abate commendatario di San Pietro già nel 1572. Ad avvalorare questa ipotesi è l’emblema araldico parlante scolpito nella legatura della seconda lettera: un bastone. Tale emblema è simile – pur con alcune varianti – all’arma della famiglia.

Il professor Fulvio Cervini dell’Università di Firenze ha giudicato che «il rilievo con l’Annunciazione, pur frammentario, è molto interessante e di buona qualità». Per quanto riguarda la datazione si è così espresso sulla supposizione proposta «certo, non proprio aggiornatissima: non fosse per lo stemma, si sarebbe potuto datare anche un paio di decenni prima. Ma da queste parti il Cinquecento è molto tradizionalista, e dunque ci sta». Infine lo attribuisce ad «un maestro di cultura lombarda, come quelli che imperversavano anche nella Liguria di Ponente. Pure la componente epigrafica è notevole: come è notevole che questi motti compaiano con insistenza nell’epigrafia religiosa e soprattutto civile ligure piemontese nel secondo Cinquecento, forse anche in relazione a eresie e controriforme».

L’area a mezzogiorno dell’attuale chiesa dell’Addolorata, pertinenza dell’abbazia di San Pietro secolarizzata nel XIX secolo, ospitava in precedenza gli scomparsi edifici claustrali del monastero benedettino. Il tutto venne alienato a terzi dopo il 1859. La civica amministrazione dovrebbe essersi riservato il sedime su cui fu costruita la c.d. Tettoia delle erbivendole. A quel periodo risale il ritrovamento del manufatto in oggetto: «Scavando [in prossimità della chiesa dell’Addolorata] nel 1850 per un pozzo ad un metro di profondità si rinvenne una lastra in pietra nera raffigurante l’Annunciazione di Maria». Così ne dà successivamente notizia l’avvocato Carlo Chiaborelli, dal 1907 ispettore onorario ai monumenti e scavi per il circondario d’Acqui, nell’articolo «Tombe ad Acqui» pubblicato sul periodico locale. Vista la modesta profondità della quota di ritrovamento si può pensare ad un deposito della forse già danneggiata lastra risalente all’inizio del XVIII secolo quando, come scrive lo storico Guido Biorci, «questa Chiesa […] fu smembrata […] e divisa in due Chiese, una delle quali è l’odierna dedicata […] alla Vergine Addolorata»

Il bassorilievo, probabilmente per la normativa allora vigente, restò al Comune. Si può ipotizzare che, con altre testimonianze antiche, fosse conservato nell’embrione del museo allestito in un locale dell’antico palazzo municipale (Palazzo Olmi). La modesta collezione in gran parte costituita da reperti di epoca romana, forse dopo il trasferimento della sede a palazzo Levi, venne ospitata in un’aula delle scuole elementari di via XX settembre ed in seguito dislocata in alcuni ambienti del castello. Probabilmente la lastra, incongrua per cronologia con quanto esposto ed anche piuttosto “ingombrante”, potrebbe in allora esser stata murata sopra l’ingresso – con una qualche attenzione filologica per ricordare la presunta sua funzione originaria di architrave, non certo portante considerato il suo modestissimo spessore di circa 2,5 cm – dove restò fino all’inizio dei lavori che hanno predisposto l’ultimo allestimento conclusosi nel 2001. Rimossa fu collocata nei depositi del Museo Civico Archeologico.

Con il completamento del restauro, promosso da un anonimo Concittadino in memoria dei quarti acquesi della sua famiglia ed affidato alla Dott.ssa Armanda Zanini, il patrimonio artistico della città si arricchisce di una nuova, e per certi versi inedita, testimonianza rinascimentale, che la Cittadinanza e i turisti potranno ammirare, a partire da sabato 25 marzo p.v., presso la Basilica dell’Addolorata, divenuta ormai sua definitiva collocazione.

L’Amministrazione Comunale ringrazia sinceramente colui che, nella discrezione, ha voluto restituire tale bene alla fruizione pubblica, le competenti Soprintendenze per la sempre cortese e fattiva collaborazione e, naturalmente, Sua Eccellenza il Vescovo, Mons. Piergiorgio Micchiardi, insieme ai suoi collaboratori, per la grande disponibilità dimostrata.

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