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Il decreto cura Italia ha previsto una serie di interventi a favore di talune categorie di lavoratori e imprenditori, svantaggiati: le misure di cui si parla nell’articolo sono riferite ai lavoratori dipendenti, che lavorano nelle sede/i della ditta e per le figure degli imprenditori individuali che hanno e stanno affrontando un momento di grande difficoltà.

VEDIAMO IN ESTREMA SINTESI COSA PREVEDE LA MISURA

1) per chi lavora regolarmente (nella sede aziendale, aumentando il proprio rischio-contagio) bonus di 100 euro netti in busta paga.
2) 2)Per gli autonomi in difficoltà, una tantum da 600 euro. Chi e come può richiederli

Sostegno ai lavoratori, sia dipendenti che sono presenti sul posto di lavoro in azienda (quindi assumono un maggior rischio-contagio non potendo lavorare da casa in smart working), sia autonomi che perdono reddito (si pensi a chi ha dovuto chiudere il suo bar, negozio, ha dovuto stoppare la sua attività ed eventi già programmati). Il decreto “Cura Italia” prevede anche questi due tipi di aiuto

100 euro per i dipendenti che lavorano in sede
Il primo è per i lavoratori dipendenti sia pubblici che privati: non sempre è possibile svolgere da casa la stessa attività lavorativa svolta in ufficio o in azienda: ecco un bonus da 100 euro, per il mese di marzo, ai titolari di lavoro dipendente che possiedono un reddito complessivo di importo non superiore a 40.000. Il premio, che non concorre alla formazione di reddito (quindi non è conteggiato per poi pagarci tasse e contributi), è da modulare a seconda del numero dei giorni di lavoro svolti in sede nel mese di marzo.

A chi spetta il bonus
Requisito fondamentale per beneficiare del bonus è di aver lavorato nella sede di lavoro per tutto il mese di marzo. Il bonus spetta anche a coloro che hanno lavorato in sede per qualche giorno di marzo, non per l’intero il mese, ma in questo caso l’importo va come detto rapportato al numero di giorni effettivamente lavorati in sede, quindi sarà solo una parte dei 100 euro. La cifra è pagata automaticamente dal datore di lavoro e viene poi a questo rimborsato dallo Stato, già nella busta paga di aprile, o comunque non più tardi del conguaglio di fine anno.

600 euro per autonomi in difficoltà
Per i lavoratori autonomi, comprese le partite Iva e i co.co.co., il decreto prevede 600 euro di bonus “una tantum”. Chi può richiederlo (all’INPS)? Chi è titolare di una partita IVA attiva alla data del 23 febbraio 2020, ma anche lavoratori titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.) attivi alla data del 23 febbraio 2020, iscritti alla Gestione separata dell’INPS, che non percepiscano già una pensione e non siano iscritti ad altre forme di previdenza obbligatoria.

Gualtieri: “Solo per chi ne ha davvero bisogno”
L’INPS, verificato che chi ha presentato la domanda ne abbia i requisiti, versa l’indennità come una tantum: quindi non contribuisce alla formazione del reddito, ossia la cifra è netta, non bisogna parare tasse e contributi. Il limite di spesa stabilito dal Governo, per il 2020, è di 1,8 miliardi per l’erogazione dei bonus: da qui, la richiesta del ministro dell’economia Gualtieri di richiederla solo se si ha effettivamente bisogno.

Michele Minardi

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"