ROMA (ITALPRESS) – “Questi sono temi fondamentali per il futuro della nostra nazione, ma anche dell’Europa, poiché vi sono delle situazioni che ormai rappresentano qualcosa di più di un indicatore, ma ahimè è una tendenza, e quando si ha una tendenza che si consolida nel tempo, bisogna cercare di intervenire nel limite del possibile, perché devo dire che di soluzioni in tasca pronte non ce ne sono molte”. Lo ha detto il ministro per gli Affari europei, il PNRR e le Politiche di coesione, Tommaso Foti, nel corso dell’audizione nella commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica.

Il ministro Foti ha spiegato cheoggi le dinamiche della transizione demografica portano a un aumento della longevità e ad una diminuzione della natalità, e questo determina effetti di difficile equilibrio sociale che non possiamo ignorare. Uno degli argomenti di forte preoccupazione è che il valore del livello di sostituzione generazionale, 2 figli che sostituiscono i 2 genitori, in Europa non lo raggiunge nessuna nazione. Questo indica un mutamento fatale, sia sulla composizione della popolazione europea e italiana in termini numerici, sia soprattutto sulle prospettive nell’ambito del welfare. Questa è una situazione che ci deve far riflettere”.

“Gli studi, sulla base dei dati ISTAT, ci dicono che, raggiunto il livello record dei 60,3 milioni di abitanti del 2014, vi è stato un progressivo, lento e inesorabile calo degli abitanti nel nostro paese, che ha già portato alla perdita di 1.900.000 abitanti. Lo scenario che deve preoccupare di più è quello del futuro. L’inversione della curva demografica non si fa in 1 anno, occorrono 18-20 anni per stabilizzare un’inversione della curva demografica. Le previsioni ISTAT dicono che la popolazione residente, in un arco di tempo medio, scenderà dai 59 milioni attuali a meno di 55 milioni nel 2050 e a 46,1 milioni nel 2080″.

Foti ha sottolineato: Prendiamo uno scenario che non sia mediano, ma più ottimistico: questo ci dice che nel 2080 l’Italia perderà più di 6 milioni di abitanti. Non è solo un problema numerico, ma è un problema che incrocia con un’altra situazione, che vede cambiare il rapporto tra i 65enni e la fascia 0-14 anni, con inevitabili riflessi sul mondo della produzione, dei consumi, la necessità di abitazioni, i servizi sociali. Se vogliamo fare una politica di cambiamento, dobbiamo partire oggi”.

– Foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

Di