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Credo sia una buona abitudine evitare di commentare le sentenze. Tuttavia; come cittadino prima ancora che come militante politico; desidero esprimere gratitudine per il lavoro degli inquirenti e dei magistrati torinesi che ha consentito di ricostruire il quadro degli eventi e delle responsabili che ha portato al tragico rogo dello stabilimento Thyssenkrupp; nel dicembre di tre anni fa; e alla morte di sette operai. Si tratta di una ferita aperta per noi piemontesi; e fa bene al cuore pensare che; a differenza di altre volte; non si debbano attendere decenni per conoscere la verit ed i precisi responsabili di una strage. Non buona abitudine commentare le sentenze; tanto pi se si ha a disposizione soltanto un dispositivo privo delle motivazioni; non ancora depositate. Tuttavia l’entit della pena irrogata al principale imputato; collegata al pi grave dei delitti (omicidio volontario); mostra come sia stato centrale nella valutazione di colpevolezza degli imputati l’accertamento in dibattimento dell’elemento psicologico del “dolo eventuale”. E questo tra i dati contestati da molti commentatori. Ricordo dai tempi dell’universit come; in dottrina e giurisprudenza; sia riconosciuto da tempo questo atteggiamento psicologico; utilizzato per differenziare e meglio calibrare la responsabilit di chi compie un’azione rappresentandosi le conseguenze lesive di questa; e accettandone pienamente i rischi. Non credo quindi che una decisione fondata sull’esistenza di un preciso elemento psicologico; costitutivo di una fattispecie di reato dolosa; possa scandalizzare. Naturalmente si tratta di un parere profano; spetter ai magistrati negli altri (eventuali) gradi di giudizio e alla dottrina soffermarsi su questi aspetti. Passando invece al piano politico; mi stupiscono e preoccupano le reazioni stizzite del vice-presidente di Confindustria Gattegno; e del presidente della Provincia di Terni; tale Polli. Quest’ultimo ha dichiarato: “Il processo lascia sconcertati nell’esito; si va oltre la punizione dei responsabili”. E aggiunge preoccupato: “Si sa come sono fatte le multinazionali…”. A Polli risponderei che ognuno dovrebbe fare il proprio mestiere; che nel suo caso non quello di magistrato. Tuttavia; ascoltando simili dichiarazioni da un politico; mi balzano in testa alcuni interrogativi: forse per qualcuno il diritto alla vita dei lavoratori pu venire in secondo piano rispetto alla salvaguardia di un impianto produttivo? Dobbiamo accettare come naturale che se un potente viene punito dalla legge possa poi vendicarsi sui sottoposti? In breve; abbiamo un interesse pubblico a che la legge del pi forte prevalga sul diritto; e sullo stesso diritto alla vita? Forse il numero di quotidiani infortuni mortali sul lavoro non fa altro che confermare tutto questo. Forse il politico di cui sopra solo un po’ maldestro; e afferma con parole semplici la verit che suoi colleghi pi esperti sanno mascherare con perifrasi pi articolate. Ma resto convinto che i compiti della politica siano ben precisi. Che tra questi non vi sia compiacere il pi forte di turno; bens tutelare il diritto di ogni cittadino alla vita e all’incolumit. Fare in modo che le regole vengano rispettate ovunque; aziende comprese. E su questo versante; l’amara verit che si potrebbe fare molto di pi.

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