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MILANO – La bambina ha otto o nove anni; indossa un velo bianco sulla testa; intonato ai pantaloni. Dalla tunica azzurra emergono i piccoli polsi cinti da bracciali. È la sua uniforme della scuola.La bambina indossava questa divisa; insieme ad un giubbotto imbottito di esplosivo; quando gli agenti l’hanno vista avvicinarsi ad un posto di blocco delle Guardie di Frontiera nel distretto del Basso Dir; nella provincia nordoccidentale pachistana del Khyber Pashtunkhwa; dove l’esercito ha condotto un’offensiva nel 2009 contro i talebani. L’hanno fermata ad una cinquantina di metridall’obiettivo. «Si comportava in modo strano – ha detto Qazi Jamil-ur-Rehman; il capo della polizia locale -. Aveva su di sé otto chili di esplosivo; un gran peso per la sua età». RAPITA- Seria; la bambina ieri ha parlato ai giornalisti pachistani riuniti per una conferenza stampa. Dice di chiamarsi Sohana Javaid. Afferma di essere stata rapita a Peshawar; la città principale della provincia; mentre si recava a scuola. Due donne l’avrebbero spinta su un’auto; a bordo della quale c’erano due uomini. Le avrebbero appoggiato sulla bocca un fazzoletto per addormentarla. Una volta svegliatasi; una delle donne le avrebbe dato dei biscotti anch’essi drogati. Si sarebbe risvegliata in una casa che non conosceva. «Mi hanno costretta a indossare il giubbotto e siamo saliti di nuovo in auto». Poi l’avrebbero lasciata vicino al posto di blocco. «Mi avevano ordinato di premere il bottone una volta giunta vicino ai poliziotti»; ha aggiunto Sohana; anche se un agente di polizia afferma che la bomba doveva essere probabilmente azionata a distanza. La bambina ha raccontato di essersi liberata dalla mano di una delle donne; che stringeva la sua; e di essere corsa via. I rapitori si sarebbero dileguati.La polizia di Peshawar ieri cercava ancora la famiglia; per verificare la storia di Sohana. Se ciò che la bambina e la polizia hanno detto fosse confermato; potrebbe essere la prima volta che una bambina viene usata per un attentato kamikaze nel Paese. MANDATI A MORIRE-Nella jihad condotta dai talebani pachistani contro il governo di Islamabad; accusato di appoggiare gli Stati Uniti nella guerra al terrore; sono stati già usati sia donne che bambini-kamikaze. Lo scorso 26 dicembre una donna che indossava un burqa si è fatta esplodere ad un punto di distribuzione di alimenti dell’Onu uccidendo 43 persone a Khar; la principale città del distretto di Bajaur; a ovest di Dir. Nel distretto di Swat; confinante a est; controllato dai talebani dal 2007 al 2009; l’esercito ha creato una scuola per «de-programmare» bambini e adolescenti reclutati dai talebani. Sono passati da qui decine di bambini e di adolescenti strappati alle famiglie oppure venduti in cambio di una fortuna (qualcuno parla di cifre enormi; anche 14 mila dollari) dai genitori; spesso convinti che i figli siano destinati alle scuole coraniche. E invece vengono trasformati in «bombe che camminano». I minori e le donne; come dimostra anche il loro uso in Iraq in passato; hanno il vantaggio di non destare sospetti e di eludere più facilmente la sicurezza. E prima di farli saltare in aria; i miliziani li spingono a registrare video in cui dichiarano di voler morire da martiri. Così li usano anche dopo la morte; per fare propaganda.

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