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Minacce dimorte; maltrattamenti; gelosia ossessiva e ingiustificata perchè le indagini hanno escluso l’esistenza di un altro uomo; versioni contrastanti fornite ai carabinieri e alibi non confermati dai testi sui suoi spostamenti; porta di casa senza traccia di effrazione così da avvalorare la tesi che nessuno è entrato nell’alloggetto di via Cascinotti a Mandrogne dove è stata uccisa con tredici coltellate la marocchina Fatma Assour; 40 anni. Sono alcuni fra i molti indizi che hanno indotto il pm Riccardo Ghio a chiedere al gip Alessia Solombrino; recatasi in carcere per la convalida del fermo con relativo interrogatorio (oggi la decisione) la firma dell’ordine di custodia cautelare per omicidio volontario aggravato a carico del marocchino Moussad Moutch; 59 anni. Il difensore Andrea Capobianco si è opposto al provvedimento. La delusione per imagistrati; sempre che sperassero di ottenere dall’uomo qualche elemento sull’uccisione della compagna e connazionale; deve essere stata cocente. L’indagato li ha dribblati con quattro parole che hanno aperto e chiuso in pochi minuti l’udienza: «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere». A questo punto le conferme agli indizi vanno cercate altrove perchè difficilmente Moutch cambierà atteggiamento. Molte speranze sono riposte nei risultati dell’autopsia della salma che un medico legale effettua oggi e in una serie di accertamenti che i carabinieri stanno svolgendo primi fra tutti quelli affidati ai colleghi del Ris di Parma. A loro è stato trasmesso il materiale sequestrato in casa della coppia. Gli inquirenti sono convinti che solo il marocchino può aver ucciso Fatmama occorrono prove

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