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Nel quarto centenario del Trattato di Utrecht il Comune di Casale Monferrato e il circolo culturale I Marchesi del Monferrato organizzano un interessante convegno per oggi, 30 novembre, nella Sala delle Lunette del Museo Civico.

 

Dalle ore 15,00 storici e studiosi si soffermeranno sul tema Il Trattato di Utrecht e il Monferrato – Problemi eurepei e assetti regionali, ripercorrendo vicende e conseguenze che portarono al passaggio del Monferrato dai Gonzaga ai Savoia.

 

«Siamo onorati di ospitare Roberto Maestri, presidente del Circolo Culturale I Marchesi del Monferrato – ha voluto sottolineare l’assessore alla Cultura, Giuliana Romano Bussola -: appassionato e dotto cultore della storia del nostro territorio, chi meglio di lui può portare ad una conoscenza specifica del ruolo del Monferrato? Un ruolo che, come si spiegherà proprio durante il convegno, merita un giusto risalto, anche in una visione europea».

 

E sarà proprio il presidente Maestri ad aprire il convegno, per poi lasciare la parola ai tre relatori: Blythe Alice Raviola, dell’Istituto universitario La Corte en Europa – Universidad Autónoma de Madrid tratterà delle Modifiche degli assetti istituzionali avvenute con l’inserimento del Monferrato nei ranghi del Regno sabaudo, Eugenio Garoglio, dell’Associazione di ricostruzione storica Archibugieri di Monferrato, si soffermerà su Il sistema militare sabaudo agli inizi del Settecento, mentre Luca Gianazza, della Società Numismatica Italiana, parlerà del Tramonto di una nazione – Problemi monetari del Monferrato post-gonzaghesco.

 

Sarà un momento non solo di conoscere una parte fondamentale della storia di Casale e del Monferrato, ma anche si scoprire una piccola, ma molto significativa, parte del patrimonio custodito al Museo Civico di via Cavour, 5.

 

Per l’occasione, infatti, saranno esposte, nelle sale della Pinacoteca, circa quaranta monete del fondo numismatico Giorcelli. L’esposizione sarà aperta al pubblico gratuitamente sia prima (dalle ore 14,00) sia al termine (fino alle ore 18,15) del convegno.

 

 

Approfondimento sul Trattato di Utrecht di Roberto Maestri

Com’è noto, la definizione di Trattato di Utrecht si riferisce a un insieme di patti, paci e trattati stipulati fra il marzo e l’aprile del 1713 fra le potenze europee coinvolte nella Guerra di successione spagnola scoppiata nel 1700, alla morte di Carlo II, l’ultimo Asburgo del ramo di Spagna. Fondamentale per la risistemazione degli assetti continentali, dal momento che pose i Borbone, francesi, sul trono di Madrid e sancì la supremazia dell’Inghilterra sull’Atlantico e buona parte del Mediterraneo, il congiunto di paci firmate in Olanda ebbe effetti di profonda durata e incisività anche in Italia e in particolare nello spazio sabaudo. Il ducato di Savoia, infatti, per via della spregiudicata politica di Vittorio Amedeo II, aveva abbandonato la prima alleanza con la Francia per collegarsi alla Gran Bretagna, alle Province Unite e al Portogallo in vista di importanti compensazioni economiche e territoriali e, nonostante il drammatico momento dell’assedio di Torino del 1706 e duri anni di campagne militari lungo l’arco alpino e alla frontiera con lo Stato di Milano e il Monferrato, si trattò di una politica vincente, preludio non solo all’espansione dei propri confini ma anche al conseguimento del rango di regno.

L’acquisizione del Monferrato, Stato contiguo e fino ad allora soggetto alla dominazione gonzaghesca, costituì un momento fondamentale di tale successo: da circa due secoli i Savoia avevano tentato di conquistarlo, ora con la forza ora con l’utilizzo della diplomazia, ma furono le condizioni internazionali maturate tra fine Seicento e inizio Settecento a favorire il passaggio del ducato da Mantova a Torino. Mentre infatti Vittorio Amedeo assurgeva al ruolo di protagonista fra i sovrani del tempo, il duca Ferdinando Carlo Gonzaga Nevers, ultimo esponente del ramo collaterale della dinastia mantovana e privo di eredi, incorse nelle ire dell’Imperatore Giuseppe I d’Asburgo per un’incauta, per quanto tiepida e opportunistica, alleanza con la Francia. Il Monferrato era giuridicamente un feudo imperiale, cioè una terra sottoposta all’autorità immediata dell’Impero, e a ridosso della sua morte, nel luglio 1708, Ferdinando Carlo fu accusato di fellonia e privato del possesso dei suoi domini ducali.

Concesso dunque a Vittorio Amedeo II già in quell’anno, nonostante una serie di problematiche legate ai molti feudi imperiali che lo caratterizzavano quanto le Langhe, il ducato di Monferrato entrò ufficialmente a far parte dello Stato sabaudo, promosso a Regno di Sicilia, in occasione della sigla di Utrecht. Con il Monferrato anche Alessandria e Valenza, le cosiddette province di nuovo acquisto fino ad allora spagnole, furono assegnate al sovrano che, riottenuta definitivamente anche Pinerolo (presidio francese dai tempi della Pace di Cherasco del 1631 e ripresa solo nel 1697), mise a segno una considerevole estensione del Piemonte.

La storiografia più recente ha in corso una serie di studi sul lento processo di assimilazione di quegli ambiti a quello che nel 1718 sarebbe divenuto il Regno di Sardegna, in seguito a una permuta svantaggiosa per il re. Resta il fatto che Utrecht e la successiva ratifica di Rastad impressero una svolta epocale al Nord Italia: per il Monferrato fu la fine, dopo una certa agonia, dell’indipendenza politica, per il Piemonte sabaudo l’inizio di una stagione di riforme politico-amministrative che avrebbero condizionato i suoi destini e, in seguito, quelli dell’intera penisola.

 

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