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Non c’è prova dell’esistenza in provincia di una ramificazione della ’ndrangheta nella forma di una intimidazione della collettività. Giuseppe Caridi (accusato dalla procura di appartenervi; ndr) non è affatto affiliato a questa associazione criminosa perchè non c’è prova che il 18 febbraio 2010 sia stato organizzato e sia sia tenuto un pranzo cerimonia di sua affiliazione». Lo hanno sostenuto i suoi legali Tino Goglino e Alexia Cellerino davanti al tribunale del riesame di Torino a cui si sono rivolti per scagionare Caridi. Hanno anche detto che l’uomo viene descritto nelle intercettazioni con caratteristiche sia di natura familiare che personale diverse da quelle che possiede. E hanno citato un paio di esempi: gli viene attribuito un figlio a nome Bruno mentre il suo si chiama Giovanni e un fratello; rispondente al nome di Ciccio; che in realtà non esiste. Ai giudici del tribunale del riesame; che si sono riservati di pronunciarsi; i legali di Giuseppe Caridi ne hanno anche chiesto la scarcerazione: è cessata la sua pericolosità sociale nel momento stesso in cui l’uomo; una settimana fa; ha rassegnato le dimissioni da consigliere comunale. «Lo ha fatto; come ha scritto al sindaco; per non nuocere alla comunità anche se assicura di essere totalmente estraneo a ciò che gli viene contestato».

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