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“Ciccio-gol”, uno degli idoli della tifoseria grigia, ricorda con grande emozione il periodo irripetibile vissuto ad Alessandria

“Il mio cuore batte sempre per i grigi, le emozioni sull’erba del Moccagatta mi danno ancora i brividi”

È davvero singolare come un attaccante così forte come Franco Marescalco non abbia assaporato la gioia di vestire la maglia grigia almeno in C/1 e, nel corso della sua lunga carriera, non sia riuscito a disputare una stagione al di sopra della Serie C. Se avesse giocato nel calcio attuale, con un livello medio molto più basso rispetto agli ultimi decenni, avrebbe potuto ottenere sicuramente ancora più soddisfazioni. Il trentenne Marescalco arriva ad Alessandria nell’estate del 1984, dopo oltre 10 stagioni disputate in piazze infuocate del sud come Marsala e Messina. Insieme a giocatori di grande classe ed esperienza (Scarrone e Manueli) e giovani promesse molto interessanti (Gregucci, Camolese, Sgarbossa e Carrera), “Ciccio-gol” disputa una stagione irripetibile, segnando 18 reti che contribuiscono alla conquista di uno spareggio purtroppo poi perso contro il Prato. Curiosamente, l’anno successivo si trasferisce proprio a Prato, salvo poi tornare ad Alessandria dopo due stagioni: si realizza così il sogno di tantissimi tifosi grigi, nonostante il quinto posto finale ottenuto dalla squadra. Nell’anno successivo, sembrerebbero esserci tutti i presupposti per la definitiva consacrazione: invece, dopo 9 giornate e 3 reti realizzate, il fulmine a ciel sereno, con la dolorosa decisione del trasferimento a Novara, a causa di alcune incomprensioni avute con il tecnico Melani. Alla fine di quella stagione, l’Alessandria ottiene la tanto sospirata promozione in C/1, ma tra le 11 maglie grigie in campo non c’è più uno dei giocatori più amati dalla tifoseria negli ultimi 30 anni!

Contro-la-Lucchese“È sempre un grandissimo piacere ricordare quel periodo, perché sono state stagioni irripetibili. Ogni volta che torno ad Alessandria, i tifosi mi salutano sempre con grande affetto: eppure sono passati molti anni e dopo di me ci sono stati tanti altri bravissimi attaccanti. Ho ripensato tante volte anche a quello sfortunato spareggio di Modena, rianalizzando tanti episodi: il Prato ha vinto perchè era una squadra più esperta. Noi eravamo una squadra molto forte soprattutto dal centrocampo in su e andavamo in gol con una facilità davvero notevole. L’unico problema era l’età media della difesa: 20 anni o poco più. Purtroppo gli errori dovuti all’inesperienza sono stati inevitabili: non a caso, giocatori come Carrera e Gregucci poi hanno fatto una splendida carriera…”

Ma se tu dovessi riassumere in poche parole il rapporto che hai avuto con questa città e con i tifosi grigi, cosa ti sentiresti di dire?
(Risponde dopo un breve sospiro, ndr.) Qualche anno fa sono tornato sul prato del Moccagatta: a ripensare a tutte le emozioni vissute in quel periodo mi sono venuti davvero i brividi. Ad esempio, mi sono ricordato le corse che facevo, quando segnavo nella porta davanti alla “torretta” e tornavo indietro per esultare sotto la vecchia curva Nord degli Ultras: emozioni stupende che non rivivrò mai più. Ad Alessandria mi hanno veramente voluto bene e io questo non lo scorderò mai.

Ci sono dei gol ai quali sei rimasto più legato?
Sicuramente quello contro il Venezia-Mestre in casa: mi arriva una palla e senza pensarci troppo tiro al volo di sinistro… si gonfia la rete e lo stadio esplode di gioia! Ma penso di averne fatto uno ancora più difficile, a Busto Arsizio, quando ho calciato al volo il pallone che arrivava da una punizione battuta dalla fascia sinistra. Nonostante un coefficiente di difficoltà davvero notevole, il pallone finì esattamente sotto l’incrocio, dalla parte opposta del portiere. Sono convinto che se l’avessi fatto con l’Inter, il Milan o la Juve, sicuramente ne avrebbero parlato per anni! (Il gol, davvero spettacolare, è oggi visibile su Youtube in un video dedicato appunto a Marescalco, ndr.)

Con-Scarrone,-Manueli-e-CamolesePassiamo ad un argomento più attuale e soprattutto molto importante per il mondo dello sport. Da un po’ di tempo sei diventato anche rappresentante di defibrillatori: ce ne vuoi parlare in maniera più approfondita?
Guarda… ti parlo sia come professionista che ha calcato per 20 anni i campi di calcio di tutta Italia, sia a livello umano: quando senti notizie di giocatori che muoiono su un campo di calcio perché non hanno ricevuto le necessarie cure in tempo (il compianto Morosini, certo, ma anche più di un ragazzino a livello di calcio giovanile), ti poni delle domande e cerchi di fare il possibile affinché certe cose si possano prevenire. Io stesso ho vissuto in prima persona la perdita di un amico ex calciatore, Franco Mondello, deceduto per infarto durante una partitella, e quindi l’argomento in questione mi sta particolarmente a cuore. Nel mio piccolo ho intrapreso questa strada e, nonostante le varie difficoltà, ne sono molto fiero. Io e mia moglie abbiamo anche organizzato vari corsi in collaborazione con il 118 per insegnare esattamente come poter utilizzare un defibrillatore in caso di bisogno: forse non tutti lo sanno ancora, ma chiunque può farne uso, non soltanto un medico. Non mi stancherò mai di dirlo a tutte lo Società che a parole si dimostrano sempre interessate all’argomento, ma poi al lato pratico spesso si tirano indietro: un defribrillatore costa dai 1000 Euro in su, ma mai come in questo caso, sono veramente “soldi spesi bene”!

Ti lascio carta bianca per un pensiero rivolto a tutti i tifosi che ti ricordano sempre con grande affetto…
So che c’è una Presidenza solida e ambiziosa: l’unica cosa che mi dispiace è che quando vedo qualche filmato in televisione o su internet, ho notato che allo stadio c’è sempre poco pubblico. Speriamo che una volta approdati alla nuova serie C unica, i tifosi possano tornare ad affollare sempre più numerosi gli spalti del mitico Moccagatta, proprio come accadeva nel periodo in cui c’ero anch’io!

Gianmaria Zanier

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