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La nostra intervista con l’attuale allenatore della Lazio in ricordo del suo periodo vissuto ad Alessandria quando centrò la promozione in Serie B

“I maestri del passato mi hanno fatto diventare quello che oggi sono. Grandi sportivi e grandi uomini”

Sono passati tanti anni Edy, ma so che conservi un bel ricordo del tuo periodo vissuto ad Alessandria.
Certo, mi ricordo! È stato un bellissimo periodo, veramente. Nel primo anno centrammo la Promozione in Serie B: una squadra molto forte, con giocatori che avevano già calcato palcoscenici di Serie A e B come Pozzani, Maldera, Dolso, Dalle Vedove, Mazzia e due giovani come Di Brino e Manueli, allora già considerati emergenti e che, in seguito, hanno fatto un’ottima carriera. Ma eravamo anche un gruppo con grandi personalità e, quindi, in quel contesto, Ballacci è stata la persona giusta per allenarci e, soprattutto, per ‘tenerci a bada’. Il mio ricordo personale di Dino è particolarmente commosso e sentito: già allora ero molto affezionato a quest’uomo così straordinario e particolare, che viveva fuori Alessandria per non rinunciare a determinate abitudini (il contatto con la natura, il desiderio di tranquillità dopo gli allenamenti e le partite) che lo facevano sentire un po’ come se abitasse sempre nella sua tenuta a Imola, vicino a Bologna. Non voleva mai perdere, nemmeno quando giocavamo a briscola io e Dolso contro lui e Baisi. Insieme al grande G. B. Fabbri, è stato sicuramente l’allenatore che più ha influito sulla mia formazione umana e professionale.

A proposito di Fabbri: lui è stato il maestro di tanti ex giocatori e attuali allenatori come te, Capello, Ranieri, Mazzarri, Delneri, Delio Rossi. Ti ha definito “un giocatore di carattere e temperamento che trasmetteva alle sue squadre la sua enorme generosità. Bravo, serio: come ha detto Capello, un uomo vero”.
Beh, sono grandissimi complimenti e mi fanno molto piacere: ho avuto la fortuna di essere allenato da Fabbri negli anni stupendi della Spal, una società che allora era davvero all’avanguardia, con tanti giocatori che poi hanno fatto una splendida carriera: allora c’era molta attenzione per il settore giovanile…

…che alla Spal era formato soprattutto da tanti giovani atleti friulani, che hanno contribuito alla conquista del Campionato Primavera di Serie A…
Si, è vero. Ricordo il giorno in cui Adriano Zanier arrivò a Ferrara per fare un provino: io, Capello, Pasetti e Vendrame avevamo già 17/18 anni e lui solo 15 o 16: si mise in porta e iniziammo a tirare a turno un po’ tutti: c’erano anche Bui, Bagnoli e il Capitano Cervato che aveva un tiro davvero potentissimo. Ho ancora ben impressa nella mente la sua immagine con i pantaloncini bianchi (quello era il vero indizio che si trattava di un provino, perché noi invece li avevamo tutti azzurri), mentre si buttava da ogni parte: gli si piegavano quasi le mani, ma continuava ad andare su ogni tiro, per neutralizzare quella specie di bombardamento a cui lo avevamo sottoposto! Già allora mi fece una grandissima impressione e infatti, quando Pozzani andò alla Sambenedettese, lo chiamai subito per venire ad Alessandria.

Oggi, purtroppo, per un giovane è molto più difficile emergere…
Effettivamente, oggi i vivai sono molto trascurati: probabilmente, quando un giovane mister inizia a dimostrare il suo valore, se ha la possibilità, cerca subito di allenare una prima squadra perché sa di poter guadagnare di più, e comunque verrebbe pagato di meno se continuasse a restare troppo a lungo nel settore giovanile. I giovani calciatori non vengono seguiti come dovrebbero, a livello tecnico e umano. È un grandissimo problema e infatti lo sconteremo, anzi lo stiamo già scontando: ormai si prendono i giocatori stranieri già formati o nel pieno della loro carriera. Invece bisognerebbe destinare almeno una parte dei soldi che solitamente si stanziano per costruire una squadra per rilanciare una volta per tutte i vivai, come facevano fino a pochi anni fa la Spal, il Torino, l’Atalanta, il Cesena…

Da allenatore, come hai vissuto due Presidenti come De Laurentis e Lotito?
Arrivando da un’attività come quella del cinema, se vogliamo ancora più spettacolare, De Laurentis sta dimostrando di avere molte idee estremamente interessanti su come poter vendere il prodotto-calcio. Aveva dichiarato a suo tempo di ‘voler riportare il Napoli in una dimensione internazionale’: non era facile, ma in 5 anni ci è riuscito, chiudendo sempre i bilanci della stagioni in parità o addirittura in attivo. Del Presidente Lotito apprezzo molto sia la carica umana, sia le capacità imprenditoriali e posso affermare con assoluta certezza che, anche nella mia precedente esperienza, non ha mai interferito sul mio operato tecnico. Quando mi ha chiamato, sono stato felice di tornare ad allenare alla Lazio: in questo anno e mezzo mi sono sempre tenuto aggiornato, ma mi mancava il lavoro quotidiano sul campo!

Gianmaria Zanier

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