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Gli Stati Uniti ne hanno fatto il loro business per uscire dalla crisi e contrastare il gigante cinese

Stampare oggetti pensati, ideati, creati e realizzarli in poco tempo

Creare un’immagine tridimensionale al computer e trasformarla in un oggetto reale di comune utilizzo. Astrusa fantasia di un alchimista 2.0? Progetto realizzabile ma tra molti decenni? Niente affatto. Si tratta di una realtà ancora in via di affinamento e sperimentazione ma foriera di prodotti concreti già oggi. Stiamo parlando del mondo delle stampanti 3D.
La prima domanda che potrà venire in mente è la seguente: come si fa a stampare in tre dimensioni? Funziona così. Si adoperano filamenti di acrilonitrile butadiene stirene (ABS) – lo stesso materiale dei Lego – o di acido polilattico, della larghezza di 1,75-3 mm. Ogni filamento viene inserito nella testina della stampante 3D (una sorta di scatoletta con un beccuccio sporgente). Esso viene liquefatto e, infine, espulso dal detto beccuccio sotto forma di altri filamenti ultrasottili. Questi si solidificano piuttosto rapidamente a formare uno strato. Man mano che il processo si ripete, se ne accumulano uno sopra l’altro a dare forma e consistenza all’oggetto desiderato. La testina può muoversi in quattro direzioni mentre la superficie di stampa conferisce la terza dimensione, alzandosi e abbassandosi secondo il bisogno. In pochi minuti, in alcune ore o in qualche giorno, in base alla dimensione e della densità richieste, si può ottenere il manufatto voluto, immediatamente pronto per l’uso.

Stefano Summa

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