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Parlano il neo psichiatra infantile, Gianmaria Benedetti, e la psicoterapeuta, Monica Ghinelli, su uno dei fenomeni più preoccupanti degli ultimi anni

I genitori hanno il diritto e il dovere di prendere seriamente in considerazione gli atteggiamenti allarmanti dei figli

Per avere le idee più chiare in merito alla crisi adolescenziale e ai casi più gravi di depressione, abbiamo deciso di rivolgerci a due figure professionali: un neuropsichiatra ed una psicoterapeuta.
cropped-000i051olc7Il neuropsichiatra infantile, Gianmaria Benedetti, ci parla della depressione adolescenziale come uno stato d’animo, spiegandoci che, spesso, si è soliti definirla come una malattia, ma lui non è d’accordo. Sono in molti ad usarlo come termine, ma il concetto va inteso come “ragazzi in una situazione di difficoltà che non sempre riescono a risolvere da soli”. Ci spiega che non si tratta di elencare sintomi per tentare nuovi farmaci, perché spesso non sono necessari. Ci fa, inoltre, notare l’importanza del gruppo, poiché, sovente, le difficoltà nascono proprio dall’incapacità di trovare una condizione di appartenenza.
Quando gli chiediamo come dovrebbero comportarsi i genitori con i figli in queste situazioni di difficoltà, ci fa chiarezza anche sulla situazione medico-sanitaria.
“Se i figli sono più grandi, difficilmente i genitori riusciranno a convincerli a farsi aiutare, se contrari. È necessario un approccio di terapia di gruppo, perché le difficoltà dell’adolescente vanno viste a partire dal nucleo familiare. Nel caso si ritenga opportuno iniziare il ricovero dell’adolescente, è importante notare che non esiste un reparto a lui dedicato. Gli adolescenti sono un po’ come la terra di nessuno: non puoi metterli in pediatria, perché troppo grandi, così come sono fuori luogo tra gli adulti, anche se, solitamente, si opta per questa soluzione.”
La psicoterapeuta Monica Ghinelli ci spiega che i “sintomi” tipici della depressione adolescenziale sono: senso di tristezza, mancanza d’interesse verso tutto ed assenza di stimoli, ma, spesso, si verifica la situazione opposta, come, per esempio, una rabbia incontrollata.
I genitori hanno il diritto ed il dovere di prendere seriamente in considerazione gli atteggiamenti allarmanti dei figli. Un genitore attento riesce a valutare se si tratta di un comportamento “normale” tipico del carattere del figlio o se, invece, è il caso di chiedere il consulto di uno psicologo per decidere come comportarsi. La dottoressa ci spiega che l’errore, che spesso si tende a commettere, è prendere sottogamba le situazioni. Ci chiede di sottolineare l’importanza di una risposta tempestiva alle problematiche riscontrate, perché i genitori devono saper agire prontamente. Dalla chiacchierata emerge che è meglio essere eccessivamente zelanti, piuttosto che tendere a sottovalutare, assumendo un atteggiamento di noncuranza. Per distinguere una depressione in atto dagli atteggiamenti tipici della crisi adolescenziale, è opportuno monitorare i comportamenti. Se i sintomi sono continuativi e di grande intensità, è vivamente consigliato prendere in considerazione l’idea di chiedere un aiuto esterno: meglio ricorrervi per niente che per qualcosa.

Giada Guzzon

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