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In questa corsia al terzo piano dell’ospedale di Alessandria gli studenti del corso di laurea di Medicina dell’Università del Piemonte Orientale si fermeranno solo una settimana. Saranno sempre quattro per volta, in turnazione, però si fermeranno meno. Ma non è un caso perché la Struttura complessa di Neurologia dell’azienda ospedaliera ‘Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo’ svolge una attività più settoriale e specialistica rispetto a quelle che gli universitari impareranno a conoscere. La loro presenza risponde a una esigenza ben precisa: imparare a orientarsi nell’approccio all’anamnesi e alla successiva diagnosi di fronte a un paziente complesso e nei confronti del quale è fondamentale entrare in empatia, altrimenti «il rischio è che nasconda le cose, non racconti tutto quello che è necessario, non dica le cose per paura o per sottovalutazione» spiega Luigi Ruiz, direttore di Neurologia. «Gli studenti – prosegue – seguiranno un paziente, ovviamente insieme a uno dei medici tutor, giorno per giorno e per l’intera settimana. Al termine presenteranno una breve relazione dell’attività. Parteciperanno poi all’attività di gruppo che svolgiamo quotidianamente in reparto e agli incontri con i neuroradiologi e i riabilitatori. L’azione che dobbiamo sviluppare nei confronti degli universitari punta a fare capire il valore dell’analisi dei sintomi, cosa significa anamnesi patologica prossima e remota, come si imposta il percorso diagnostico». Cosa significa neurologia lo sintetizza bene l’elenco delle malattie cerebrovascolari trattate in reparto: neuropatie, malattie demielinizzanti, epilessia, Parkinson, tumori primitivi del sistema nervoso centrale, cefalee. L’esperienza e la tecnologia viaggiano di pari passo, combinando, come dice Ruiz, il «big data personale frutto di anni di professione e la nuova frontiera della diagnostica che mette in campo strumenti e tecnologie raffinate».

Il direttore di Neurologia lo ripete ancora: «Il medico deve muoversi dalla parte del paziente. Deve avere feeling, deve essere empatico. Ogni specialità ha le sue caratteristiche, ma un corretto approccio mette tutti nelle condizioni affrontare questa prima, delicata, fase di approccio al malato. In neurologia, per rimanere nel mio campo, vediamo tutto: dai nervi cranici agli arti, dal capo a piedi, per usare una espressione semplice, dalla sensibilità ai riflessi alle simmetrie e asimmetrie, dal sistema centrale a quello periferico. Il corretto approccio iniziale – precisa Ruiz – è decisivo per tutte le fasi successive. Gli studenti lo sperimenteranno in diretta con i tutor e alla fine proveranno a fare la sintesi di una prova sul campo che, lo speriamo tutti, farà capire cosa significa la medicina in corsia».

 

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"