Di questi tempi ogni anno è facile sentir parlare del Festival del cinema di Venezia.

Ma sappiamo tutti di cosa effettivamente si tratta?

La Biennale di Venezia è uno degli appuntamenti internazionali più importanti al mondo quando si parla di arte (non solo cinematografica) e uno degli eventi più celebri che vedono come “teatro” il capoluogo Veneto, in particolare lo storico Palazzo del Cinema sul lungomare Marconi ed edifici limitrofi.

Durante le due settimane del festival (generalmente tra la fine di agosto e l’inizio di settembre), infatti, la città si colora. E se già normalmente i colori non mancano, si aggiungono i colori dell’arte in ogni sua forma, dalla pittura alla danza, dando vita a migliaia di sfumature tutte da scoprire passeggiando tra i canali veneziani e portando il grande cinema (internazionale e non) nelle sale della laguna, unendo sotto lo stesso tetto artisti, attori, critici esperti e cittadini comuni (e da qualche anno anche la nuova discussa figura degli influencer) creando una vicinanza far le star, la critica e il pubblico.

Ma se è vero che dalla prima edizione tenutasi nel 1932 (dopo l’Oscar è infatti la manifestazione cinematografica più antica al mondo) molte cose sono cambiate, d’altra parte rimane una delle manifestazioni culturalmente più profonde in ambito cinematografico, superando anche il Festival di Cannes o il Festival Internazionale del cinema di Berlino.

Le sezioni sono attualmente otto (di cui due autonome e parallele) dato che la Mostra si propone di favorire la conoscenza e la diffusione del cinema internazionale in tutte le sue forme in uno spirito di piena libertà e dialogo. I titoli presentati ogni anno sono circa 140 tra lungometraggi, documentari, cortometraggi e progetti speciali.

Quest’anno il film d’apertura è stato Rumore bianco (White Noise) di Noah Baumbach e la giuria internazionale del concorso è presieduta dall’attrice statunitense Julianne Moore, sicuramente tra gli ospiti che sono stati più attesi quest’anno.

Ma i nomi, in realtà, come sempre sono tanti: da Penelope Cruz, al giovane attore di successo Timothèe Chalamet fino ad arrivare alla star internazionale Harry Styles, cantante e attore che è nel cast del film diretto da Olivia Wilde Don’t Worry Darling insieme a Florence Pugh, Chris Pine e che insieme alla regista hanno sfilato sul tappeto rosso (sicuramente tra le presenze che più hanno fatto discutere sui social!)

Ma anche i nomi degli ospiti italiani non sono pochi vista l’anteprima del film Siccità di Paolo Virzì con un cast che comprende, tra i tanti, Claudia Pandolfi, Valerio Mastandrea, Monica Bellucci.

Ancora, sta facendo molto scalpore il film Il signore delle formiche di Gianni Amelio  che ci racconta la vicenda di Aldo Braibanti, l’intellettuale che nel 1968 venne condannato a nove anni di carcere – in seguito ridotti a due – con l’accusa di aver plagiato un ragazzo, Edoardo, e di averlo costretto ad avere una relazione sessuale con lui. Un processo che aveva come vero scopo la condanna dell’omosessualità e la celebrazione della famiglia tradizionale, una storia che ha commosso critici e spettatori.

Ma adesso affrontiamo un altro aspetto “curioso” e molto discusso in queste settimane.

Capita spesso di leggere commenti come “Ma non è il Festival del Cinema? Che c’entrano tutti questi influencer?”. E la domanda è in effetti lecita.

Sono numerosi gli influencer che hanno sfilato sul red carpet, magari insieme ad ospiti di calibro internazionale. Ed è innegabile dire che, pensandoci, sicuramente la scena è esilarante

Ma se è vero che la Mostra internazionale del Cinema di Venezia è un punto di riferimento per il cinema italiano e internazionale va anche detto che si tratta di un incredibile catalizzatore di attenzione mediatica, capace di attirare a sé brand e personaggi di ogni tipo. Ed è per questo che la presenza di influencer o personaggi che non c’entrano direttamente con il mondo del cinema è tutt’altro che assurda. Come ha detto Andrea Delogu: «Li invitano, li pagano, e vanno. Non tolgono nulla a nessuno. Al massimo si dovrebbero lamentare i produttori del film rifiutando la promozione di quel personaggio ma non lo fanno mai (…) Oltre a una risonanza mediatica che di riflesso si ripercuote anche sui film in concorso e non, il principale motivo dietro la loro partecipazione è per i brand, che spendono e vogliono giustamente un ritorno. E per farlo usano le personalità più disparate, scelte come testimonial per esaltare i propri prodotti. ».

La domanda poi, a questo punto, è un’altra ancora: può anche questa dinamica “giustificare” una proposta di matrimonio fatta sul red carpet? È proprio quello che è successo durante il festival mercoledì 7 settembre: l’influencer Alessandro Basciano si è infatti inginocchiato davanti a Sophie Codegoni sul red carpet di “The son” per chiederle la mano. Un commento ironico del giornalista Jack King ha fatto particolarmente scalpore tra la polemica social: “Non un influencer italiano che ha fatto la proposta di matrimonio alla sua fidanzata sul red carpet di ‘The Son’. Un film molto cupo sulla depressione clinica”.

Non si è fatta attendere la replica di Basciano: “La proposta non è legata al film caro Jack”. Ma la polemica è andata ben oltre dato che gli stessi utenti social che hanno definito il gesto “una cafonata”, “un’idea trash”, volgare e di dubbio gusto.

E voi cosa ne pensate?

Ludovica Italiano

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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