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Il penultimo weekend cinematografico di gennaio propone il grande ritorno sul grande schermo del regista livornese Paolo Virzì, che già dal precedente e premiatissimo film, La pazza gioia, pare prediligere le atmosfere e le modalità narrative del road movie, peraltro già presenti in nuce in alcune sue opere meno recenti (vedi, ad esempio, Caterina va in città). Ella & John – The Leisure Seeker  è tratto dall’omonimo romanzo di Michael Zadoorian, pubblicato in Italia con il titolo “In viaggio contromano”; nella stesura della sceneggiatura Virzi collabora con Francesca Archibugi, Francesco Piccolo, Stephen Amidon, ottimi professionisti che lo aiutano ad attribuire respiro e lirico intimismo alla storia, coadiuvati dalle meravigliose interpretazioni di due grandi attori. Il film è stato presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia lo scorso settembre e poi al Toronto International Film Festival. Ella (Helen Mirren) e John (Donald Sutherland) sono due anziani coniugi americani: vivono a Boston la loro vecchiaia, con i figli ormai adulti e indipendenti, spesso iperprotettivi e sentenzianti nei loro confronti, ed il loro vecchio camper – The Leisure Seeker, letteralmente “il cercatore di tempo libero” – sul quale trascorrevano le loro vacanze familiari in gioventù. Il decadimento fisico e mentale incombe per entrambi: ma, un giorno, a riprova del fatto che la vita, a qualunque età e in qualunque condizione, può ancora riservare sorprese ed emozioni, Ella e John decidono di salire sul camper e partire alla volta del sole della Florida e di Key West, il paesino dove avevano casa Tennessee Williams e Hernest Hemingway. Sarà l’inizio di un viaggio nostalgico, buffo, movimentato e coinvolgente dentro il ricordo di un’America che non c’è più, ma anche la scoperta di un volto nuovo, dinamico, affascinante nelle sue contraddizioni. Ella & John – The Leisure Seeker, primo film in lingua inglese di Virzì, conferma il suo innegabile talento di narratore di storie intimiste ma coerentemente calate in dimensioni e contesti sociali resi con attenzione e acuto realismo; tra lirismo e nostalgia, sentimenti e pensieri, un viaggio inesausto e coraggioso alla ricerca dell’umano.

L’ora più buia, di Joe Wright (Orgoglio e pregiudizio, Espiazione), riporta per l’ennesima volta al centro della scena la poderosa e a volte ingombrante figura di Winston Churchill, il carismatico Primo Ministro britannico protagonista, a partire dal 1940, della riscossa dell’Inghilterra di fronte alla dirompente avanzata nazista. Il film racconta con minuziosa precisione i diversi passaggi della presa di potere e della conseguente strategia politica dello statista, dalle dimissioni anticipate dell’inetto predecessore Neville Chamberlain (Ronald Pickup) ai primi momenti del nuovo governo, tra le resistenze e macchinazioni interne dello stesso Partito Conservatore, le perplessità di re Giorgio VI e un’opinione pubblica a cui la guerra è invisa. La resa storica è classicamente ineccepibile, e non si discosta dalla fedeltà ai fatti tipica di un buon documentario o biopic: c’è da dire che anche il recente Dunkirk di Nolan narra, più a livello estetico e collettivo che attraverso le azioni di un singolo, parte della stessa vicenda, e che molte altre pellicole si sono fatte carico dell’immagine di Churchill, a partire dalle interpretazioni di Richard Burton e Albert Finney, tra le più celebri, o dal Churchill di Jonathan Teplitzky. Anche quest’ultimo film non si discosta dall’immagine “classica”, sino quasi a divenire sterotipata, di Winston personaggio pubblico, fautore della Storia, con voce tonante, sigaro in bocca e panciotto. Al di là della possibilità, sempre presente, di tentare una ricostruzione biografica e storica meno scontata, bisogna attribuire grande merito all’interpretazione di Gary Oldman, che supera se stesso e qualunque sua performance attoriale precedente (a eccezione, forse, del Dracula del film di Coppola, tratto direttamente dal romanzo di Bram Stoker) nei panni di Churchill, dopo essersi sottoposto ad una preparazione fisica estenuante per entrare appieno nel ruolo. Il Golden Globe gli è già stato attribuito: chissà che non arrivi anche l’Oscar. Spiccano nel cast anche le prove di Stephen Dillane – il visconte di Halifax, e di Kristin Scott Thomas – Clementine, la moglie di Winston, of course.

Barbara Rossi