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Il weekend di fine agosto propone al cinema l’ennesimo sequel di un intreccio narrativo di successo e il nuovo episodio di una saga horror oramai diventata un vero e proprio classico del genere.

Con Cattivissimo Me 3 di Pierre Coffin, Kyle Balda, Eric Guillon ritornano sul grande schermo le peripezie dell’ex malvagio Gru (doppiato, nella versione italiana, da Max Giusti), che a partire dalla vita finalmente tranquilla e pacifica che sta vivendo insieme alla moglie Lucy (con la voce italiana di Arisa) e alle figlie Margo, Edith e Agnes si ritrova repentinamente catapultato in una nuova avventura al cardiopalma, supportato dal fratello gemello Dru nella caccia al supercattivissimo Balthazar Bratt, ex star bambina di un telefilm targato anni Ottanta. In Cattivissimo Me 3, sequel ben costruito, ricco di fantasia, colpi di scena e sequenze mozzafiato, il tema portante non è soltanto quello del doppio, rappresentato dal gemello Dru alter-ego e coagulo di tutti quegli istinti vitali “politicamente scorretti” e per questo accuratamente sepolti nell’inconscio; c’è anche, fortissima, la nostalgia per un decennio, quello degli Ottanta, incarnato alla perfezione dal personaggio di Balthazar, in usi e costumi, vezzi, mode, comportamenti e gusti, soprattutto musicali (vedi la colonna sonora in perfetto stile vintage). Un film disimpegnato, divertente, adatto a questo periodo d’agosto, ma con validi spunti di riflessione, che ci accompagna nell’esplorazione “leggera” di quel terreno minato rappresentato dall’inconscio.

 Amityville: Il risveglio del regista francese Franck Khalfoun, qui anche sceneggiatore, è il diciottesimo film della saga cinematografica in chiave horror legata al tema della cittadina e della casa stregata, che ha fatto il suo esordio sugli schermi nel lontano 1979. E’ evidente che non sia più possibile parlare, intercorso questo consistente lasso di tempo, di sequel o di remake: si tratta, molto più banalmente, di narrazioni a se stanti, con riferimenti più o meno espliciti e fedeli ad Amityville Horror, la pellicola originaria. Il citazionismo e l’autoreferenzialità si sprecano, sino ad arrivare alla visione di gruppo della pellicola madre e degli episodi immediatamente successivi: alla base del plot, come risaputo, una vicenda realmente accaduta, lo sterminio della famiglia De Feo, avvenuto nel 1974 nella cittadina di Amityville, New York, in un travaso inesausto tra verità e finzione. A quarant’anni da questo sconvolgente episodio la terrificante dimora protagonista della storia assiste al trasferimento nelle proprie stanze di una nuova famiglia: una madre rimasta vedova, Joan (la sempre brava e sensibile Jennifer Jason Leigh), con le sue due figlie, Belle (Bella Thorne) e Juliet (Mckenna Grace), insieme a James (Cameron Monaghan), il gemello di Belle in coma da due anni in seguito a una rissa con il molestatore virtuale della sorella. Le tensioni in famiglia si sprecano, vista anche la mancanza di una figura paterna e le condizioni precarie di James, foriere di angosce e sensi di colpa: l’atmosfera è sinistra, e tutto inevitabilmente precipita quando Belle si rende conto dell’inquietante passato della casa, in parallelo alla repentina trasformazione del fratello, che sembra posseduto da una minacciosa entità. Amityville: Il risveglio offre allo spettatore un’ambientazione angosciante quanto basta, dal fascino sinistro, attraverso un buon gioco di effetti scenici e di montaggio: la sceneggiatura è buona, ma si sfilaccia in situazioni un po’ prevedibili e banali e in un finale d’accatto. Del resto, gioco metacinematografico a parte, non stupisce un risultato come questo alle prese con un racconto entrato ormai stabilmente a far parte da decenni della mitologia orrorifica mondiale.

Barbara Rossi