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Ritratti di musicisti rivoluzionari attraverso la storia delle note e delle parole

In Corso Castelfidardo a Torino dal 28 settembre al 3 novembre

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Dici “musica popolare” e ti si apre un mondo sterminato. Ti butti nella “pop music”, ci entri e non sai come e quando uscirne, data la sua vastità. A dispetto delle evidenti differenze nel genere di appartenenza (sempre che tale categorizzazione valga per certi grandi artisti) e del diverso impatto nella storia della musica, tanti singoli e altrettante band hanno potuto fregiarsi dell’onere e dell’onore di rappresentare lo zeitgeist del momento della nobile arte sonora.
Transformers-#1A tentare di tracciare un percorso coerente in più di 50 anni di musica ci prova “Transformers – Ritratti di musicisti rivoluzionari”, in esibizione ai Cantieri Officine Grandi Riparazioni in Corso Castelfidardo, 22 a Torino (poco distante dalla stazione ferroviaria di Porta Susa) dal 28 settembre al 3 novembre (aperta dal martedì al venerdì dalle 15 alle 20 e nel weekend dalle 10 alle 20, biglietto intero 5€, ridotto 3€).

Alberto Campo, critico, musicologo e curatore della mostra, si è lanciato in quest’ardua ma affascinante sfida adoperando come armi le fotografie dell’archivio Getty Images, all’interno di un progetto condiviso con la Società Consortile OGR-CRT, Città di Torino, Rolling Stone e Gibson. Più di 70 immagini di 26 grandi autori corredate da note dello stesso Campo mirano a riportare le “trasformazioni” dello scenario della musica pop col passare dei decenni e degli artisti nel passaggio dalla dimensione pubblica (forte ed energetica) a quella privata (umana e familiare).
Accolti in una delle sale restaurate dell’enorme complesso noto per aver ospitato lo scorso agosto il “Traffic Free Festival” con il sottofondo delle canzoni più famose dei protagonisti della mostra, ci si muove da una stazione all’altra seguendo un ordine cronologico e tematico. Tre foto sono attribuite a ciascun artista, di cui due più piccole dedicate al loro privato e una più grande nel mentre di un’esibizione dal vivo, al quale si attribuisce “valore e priorità” e “si associa il concetto di verità e autenticità”.

Si parte con “Origine della specie” e “The King” Elvis Presley. A seguire gli anni ’60 con “Invasione britannica” (The Beatles e The Rolling Stones), “Canzone di protesta” (Bob Dylan), “Black Power” (Miles Davis e James Brown) e “L’utopia hippie” (Jimi Hendrix e The Doors). Si cambia strada con “Il rock a teatro” (The Velvet Underground e David Bowie), “Gli outsider” (Frank Zappa e Tom Waits), “La musica come un film” (Ennio Morricone) e “Il rock da stadio” (Led Zeppelin e Pink Floyd). Terzetto esplosivo a seguire con “One Love” (Bob Marley), “Il punk” (Patti Smith e Sex Pistols) e “L’hip hop” (Beastie Boys). Ci si avvicina ai giorni nostri con “Videomusica dal vivo” (Michael Jackson e Madonna) e “Punk+MTV=Grunge” (Nirvana). A chiudere i contemporanei con “L’evoluzione della rockstar” (Björk e Radiohead) e “Technologia” (Kraftwerk e Daft Punk).

 

Stefano Summa

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