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Rappers, writers, skaters alias Niko Ascia, Guasto e Luca Bernadotti

Alessandria creativa a dispetto di chi la vuole grigia

Alessandria come New York? Forse è un po’ troppo. Tuttavia, anche nella nostra città, che deprime i superbi e che è spesso associata al grigio per condizioni climatiche, colori sociali delle rappresentative sportive e atteggiamento dei propri abitanti, ci sono esperienze di creatività provenienti direttamente dalla strada. Sì, si può parlare di Street Culture mandrogna, perché no?
Nyko Ascia ha iniziato a rappare a 13 anni, ispirato da “8 Mile” di Eminem. Presto ha intrapreso la sua strada, improntata a uno stile più underground, lontano cioè dalle sonorità della musica commerciale e più vicino alla sua necessità di esprimersi liberamente, esponendosi anche politicamente. Ha trovato supporto e aiuto da varie persone, come Principe degli Atipici, e centri sociali, che gli hanno dato l’opportunità di esibirsi dal vivo.
street-art-2Porta avanti le sue battaglie personali contro tutto quello che non gli piace, in particolare la SIAE e le sue pastoie burocratiche che tentano di “mettere il cappello sugli sforzi e sui guadagni degli artisti emergenti”. Insieme alla sua crew “Seri-Al Rappers” va in giro a fare concerti per promuovere il suo disco “Stay Rebel”, mentre è in preparazione uno nuovo per il 2014. Nyko non si fa illusioni e non ne offre a chi volesse fare dell’hip hop la propria vita: occorre continuare a studiare e cercare un lavoro, ascoltare quanta più musica possibile, non pensare a dover sfondare per forza per non uccidere la propria inventiva.
Guasto, invece, ha scoperto il writing a 10 anni, seguendo ragazzi più grandi di lui. Ha provato anche a fare rime o breakdance, ma disegnare era ciò che gli veniva meglio.
Ha fatto lavori illegali, certo, ma ha anche ottenuto incarichi da oratori e una volta è stato chiamato dal Comune. Mentre altri hanno abbandonato, egli ha continuato con le sue tag. Riconosce che la scena alessandrina è poco viva e spesso ripetitiva, anche se cita diversi nomi del passato (la crew PRC Ok con 108 e Peio) e del presente (Sputo, Bore e Pena). Non fa una difesa d’ufficio della categoria: riconosce che vi sono quelli che fanno del semplice e puro vandalismo e che “l’illegale ci sarà sempre”, al tempo stesso, però, crede che si debbano lasciare alla fantasia dei writers alcune zone abbandonate e brutte della città, nel pieno rispetto della legge.street-art-1
Luca Bernadotti si è innamorato dello skateboard alla fine degli anni ’80, quando frequentava le superiori e non c’era ancora lo Skate Park ma c’era “più voglia di fare”. Col tempo, la passione per la tavola, sia quella con le rotelle sia quella da snowboard, è diventata un lavoro, cioè il suo negozio “Point Break”. Quando si pensa allo skate, dice, si associano ancora la droga e ambienti equivoci ma oggi ci sono realtà come “The Skate Farm” a San Giuliano Vecchio che cercano di proporlo come un vero e proprio sport, un “action sport”, a voler essere precisi, in maniera professionale, proprio come avviene in altri paesi.
Anch’egli cerca di dare il suo contributo in questo senso con l’associazione “Made Of”, nata 4-5 anni, che promuove l’attività agonistica nel mondo delle BMX con una ventina di atleti e del downhill con 7-8 piloti, organizza escursioni in montagna in sella allo snowboard e contest per mettere insieme ragazzi appassionati di queste discipline, il tutto attraverso autofinanziamento ed eventuali sponsor.
Ecco, forse il Cristo non sarà Brooklyn e la Fraschetta non sarà Venice Beach, ma anche noi possiamo rivendicare legittimamente la nostra fetta di cultura di strada.

Stefano Summa

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