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Pochi hanno colto profondamente con la loro opera la violenza primitiva della guerra, il dolore delle sue conseguenze e il macabro spettacolo della distruzione che provoca.
Fra questi si può sicuramente annoverare Robert Capa, la cui illustre carriera è celebrata da una retrospettiva a Palazzo Reale a Torino, visitabile fino al 14 luglio.
Sono presenti 97 foto, divise in 11 sezioni. Si parte con gli scatti celebri a Lev Trotsky a Copenaghen nel ‘32, suo primo vero scoop, per passare al primo periodo parigino, nel quale documentò la salita al potere del Fronte Popolare. Segue il noto reportage della guerra civile spagnola (’36-’39), che comprende “Miliziano che muore” (sulla cui autenticità si discute ancora oggi).
Dopo un breve soggiorno in Cina per raccontare l’invasione da parte del Giappone nel ’38, tra il ’41 e il ’44 si divise tra la Gran Bretagna bombardata dal Blitz dei Tedeschi, l’Africa settentrionale e l’Italia ai tempi dell’arrivo degli Alleati. È esposta la famosa foto con il contadino siciliano che indica la strada al soldato americano. Il 6 giugno 1944 Capa era a Omaha Beach durante lo sbarco in Normandia e le sue fotografie dell’evento fecero il giro del mondo. In seguito si recò a Parigi con il suo amico Hemingway in occasione della liberazione della città. Terminò il suo periodo di guerra accompagnando una divisione di fanteria americana in Germania, in particolare a Lipsia e a Berlino.
Nelle sezioni del dopoguerra si osservano servizi dall’Unione Sovietica e da Israele ai tempi della nascita dello stato ebraico.
Il suo ultimo incarico in uno scenario bellico lo vide al seguito di un reggimento francese nella prima guerra d’Indocina nel ’54, dove cadde vittima di una mina terrestre.
La parte finale è dedicata ai principali amici e conoscenti di Capa, tra cui spiccano il succitato Hemingway, Steinbeck, Shaw, Picasso, Capote e Ingrid Bergman.

Stefano Summa

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