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Il libro “Giorni giapponesi” di Angela Staude Terzani, moglie dell’indimenticato Tiziano, è il diario scritto durante i cinque anni spesi dalla coppia nel paese del Sol Levante alla fine degli Ottanta; trecentoventisei pagine che descrivono con precisione le dinamiche interne di un Paese che per gli occidentali rimane un’impenetrabile e misteriosa fortezza, una nazione ricchissima costruita su di un’isola vulcanica e soggetta a terremoti: la superpotenza più fragile che ci sia.
Già nell’introduzione, l’autrice esprime il suo sgomento per la spietatezza della società nipponica: “Noi, in quei cinque anni vissuti a Tokyo come famiglia, non ci siamo mai tolti di dosso l’impressione che quella vita non fosse fatta per noi. Non fosse fatta neppure per i giapponesi. Non fosse fatta per l’essere umano. Avevamo visto il futuro e non funzionava”.
Dal sistema scolastico, che dalla tenera età costringe gli alunni a ore di ripetizioni, ad una società cinica ed estremamente gerarchica, passando per matrimoni infelici che somigliano più ad un contratto di collaborazione uomo-donna; il dramma dei salary-man, gli impiegati-schiavi delle grande industrie, la pressione sociale che livella ogni individualismo e “consiglia” cosa pensare e come agire in ogni momento della vita, ed il numero record dei suicidi che testimonia quanto quest’ultima sia quasi un peso per molti giapponesi.
Il Giappone che per riprendersi dall’umiliazione subita nella Grande Guerra ha deciso di comprarsi il mondo, dimenticandosi di avere un cuore.

Nicholas Capra

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