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Sul palco del Teatro Regionale Alessandrino ci sono stati gli Elio e le Storie Tese.
Intanto, a circa un mese dall’uscita di un nuovo disco, abbiamo intervistato il chitarrista della band, Davide Luca Civaschi, in arte Cesareo.

Il vostro tour durerà fino a maggio. Ma come mai gli Elii fanno così tanti concerti? Ci sono band che non si esibiscono dal vivo per molto tempo.
È semplice: la nostra fortuna è essere uniti da un legame stretto con l’uscita o meno di un disco. Riusciamo a rinnovarci dal vivo creando sempre un nuovo spettacolo e la gente viene a vederci proprio per assistere ad uno show. È questo che ci permette di andare avanti.

Il 7 maggio uscirà il vostro nuovo disco, “L’ album biango”, con un ovvio riferimento al “White album” dei Beatles: cosa ci puoi raccontare?
Ovviamente ci si lega all’unico paragone al mondo che si può fare. Solo una band ha tirato fuori un album bianco, i Beatles, gli dei della musica. Però non c’è molto più da dire. Perchè naturalmente cambiano la musica ed i contenuti.

Mi pare di aver capito che la lunga attesa per un nuovo album (a 5 anni dall’uscita del precedente) sia dovuta alla vostra cura dei dettagli. Confermi?
Mah, diciamo anche che c’è anche un po’ di allegra pigrizia. Siamo sempre in giro, c’è tanto da fare, ed ognuno di noi è molto occupato. E sono cose che, se fatte bene, richiedono del tempo, un tempo dedicato solo a quello. Naturalmente non si possono fare dieci cose nello stesso momento, e negli ultimi due anni ci siamo imposti di fare un nuovo disco lasciando indietro qualche cosa.

Cosa spinge un gruppo ad inventarsi un altro disco? Avete cose da dire, nuovi stili da sperimentare?
È il piacere di comporre: abbiamo ancora delle idee e dei nuovi stimoli. Facciamo un disco per il piacere di farlo. Non abbiamo imposizioni discografiche, bene o male ci siamo sempre gestiti in maniera fai-da-te. È la voglia di mettere sul disco idee che ci sono venute. Abbiamo ancora voglia di fare, e la passione non è mai scesa.

In un panorama musicale come quello italiano, molto commerciale, voi siete una band del tutto diversa. Eppure piacete molto al grande pubblico: qual è la magia?
L’hai detto tu, siamo una band diversa dalle altre, stiamo a galla per questo. Se vuoi sentire una cosa di Elio e le Storie Tese la senti solo dagli Elio e le Storie Tese. Le case discografiche non investono in settori non commerciali, non è come negli anni ’70, quando c’erano il prog, gli Area… Difficilmente arriverà al successo un gruppo di quel genere, magari diventa noto nei locali, ma è difficile che vada oltre.

Con uno scenario del genere, come nasce la scelta di Sanremo?
Noi abbiamo deciso di fare il Festival con lo stesso spirito del 1996. Stavamo chiudendo un disco, anche allora, e quando Pippo Baudo ci parlò del Festival dicemmo “Caro Pippo, noi veniamo se troviamo un pezzo adatto al Festival”, e nello stesso modo rispondemmo a Fabio Fazio. Ma all’interno del disco non erano contemplati due pezzi che potessero andare bene per Sanremo, e come piccoli scienziati ci siamo dovuti adattare. Forse rispetto a qualche collega prendiamo piu seriamente certi temi. Sanremo ha una doppia faccia, ti può elevare o buttare in cantina per diverso tempo.

Siete soddisfatti dell’esperienza sanremese?
Rivedo quello che abbiamo fatto e rido, penso siano state delle buone idee. Anche se abbiamo fatto sacrifici indicibili per essere conciati e truccati come ci hai visto. Siamo contenti perchè siamo stati noi a decidere come doveva andare, e senza fare previsioni sul risultato: anche per noi il secondo posto è stata una sorpresa, però è evidente che il nostro lavoro è stato intelligente. Riusciamo, quando vogliamo, a piacere al grande pubblico, anche se non è quello il nostro scopo primario.

Una domanda che mi sta molto a cuore: siete felici?
Mah, sai, ognuno di noi ha la sua vita privata e quella resta privata: ma artisticamente siamo contenti.

Ilaria Zanazzo

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