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“Si passa da un eccesso all’altro; con un sommarsi di emergenze e di danni per le imprese: dalla siccità e desertificazione; alle alluvioni ed al dissesto idrogeologico; passando per i problemi agronomici da cuneo salino (con l’acqua salata del mare che risale in quei fiumi che sono in secca e la cui portata idrica è esigua). Tutto ciò è dovuto ai cambiamenti climatici; ma anche alla scarsa manutenzione del territorio e delle foreste nelle aree collinari e montane; ai pochi fondi disponibili per gli Enti gestori; alla pianificazione territoriale non corretta; all’eccessiva cementificazione”. Lo evidenzia il presidente di Confagricoltura Alessandria e Piemonte Gian Paolo Coscia; commentando quanto emerso dall’incontro organizzato oggi a Roma su “Acqua e agricoltura”.

“Altro problema rilevante è quello della siccità; quella di quest’estate sarà probabilmente ricordata come la peggiore dal 2003 – osserva il presidente di Confagricoltura Coscia – In ginocchio non solo le produzioni di mais; soia; barbabietola; pomodoro e uva da vino ma anche gli allevamenti. L’Italia agricola ha sofferto terribilmente sia le ondate di calore; sia la scarsità di piogge e questo mix di eventi ha distrutto nei campi ettari e ettari di colture con quasi un miliardo di euro di danni”.

Cosa occorre fare per fronteggiare la siccità in agricoltura? Il presidente provinciale e regionale Gian Paolo Coscia suggerisce: “Costruzione di piccoli invasi; rinnovamento dei sistemi irrigui; in particolare di quelli che portano l’acqua alle aziende agricole; tecniche di risparmio d’acqua”.

“E’ giunto il momento di investire in prevenzione – conclude Gian Paolo Coscia – Almeno il 10% della superficie italiana; cioè circa 30 mila chilometri quadrati; è esposto ad alto rischio di dissesto idrogeologico; il fatto importante è che questa percentuale è concentrata nell’89% dei Comuni; quindi il rischio è diffuso sul territorio; con particolare evidenza nelle aree urbanizzate. Negli ultimi 80 anni ci sono state circa 5.400 alluvioni e 11 mila frane; per tamponare i danni lo Stato spende oltre 2 miliardi l’anno; ai quali va aggiunto un altro miliardo e mezzo complessivo per gli interventi minori”.

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