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Ad Atella; comune di 3.800 abitanti in provincia di Potenza; non parlano d’altro. Domenica scorsa don Domenico Traversi; parroco della cattedrale di Santa Maria ad Nives (XIV secolo) avrebbe insistito durante l’omelia sull’inutilità di ritrovare; nelle cassette per le offerte; manciate di monete da 1 e 2 centesimi: li butto via; avrebbe detto; nessuno li usa. Il tutto è finito suLa Gazzetta del Mezzogiornocorredata dalla notizia che il fruttivendolo più vicino avrebbe deciso di seguire l’indicazione; arrotondando i prezzi ai centesimi superiori. Don Domenico ora è furioso; parla di travisamento dello sfogo; annuncia lettere di chiarimento; ma ammette: «No; i soldi non li butto. Ma certo non è a forza di centesimi che si possono pagare i tremila euro di nuovo impianto Enel deciso dalla Curia…».I centesimi di rame dell’eurorappresentano una delle innumerevoli contraddizioni dell’Italia. Nessuno riesce a usarli; quando capitano in tasca diventano subito zavorra inutile (salvo depositarle nelle cassette delle Chiese) ma l’Italia ne è (appunto inutilmente) sommersa. Nel nostro Paese; dal 2002 a oggi; circolano 6 miliardi e 700 milioni di pezzi dei tre piccoli tagli di centesimi; battuti dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Due miliardi e 600 milioni per la monetina da 1 centesimo; due miliardi e 200 milioni per quella da 2 centesimi e infine un miliardo e 900 milioni per i 5 centesimi. Un valore nominale enorme; circa 165 milioni di euro: rappresentano il 45% delle monete della valuta euro battute per ordine del ministero dell’Economia.Le mini monete hanno avuto subito un’esistenza difficile. Già il 22 gennaio 2002; pochi giorni prima dell’entrata in circolazione della nuova moneta; Giulio Tremonti (allora ministro dell’Economia del Berlusconi II) annunciò: «Abolire i centesimi? Sarebbe certamente popolare; ci stiamo pensando; ne abbiamo parlato in sede di Unione Europea». L’economista Giacomo Vaciago; proprio in quei giorni; aveva previsto non più di pochi mesi di vita reale ai centesimi dall’anima di acciaio; ma ricoperti di rame. E invece eccoli lì; tutti nelle nostre tasche; ma soprattutto nei nostri cassetti. I primi a farne a meno furono; guarda un po’ la coincidenza; i responsabili della bouvette del Senato che il 1 febbraio 2002 decisero di superare ampiamente l’intuizione di Tremonti e abolire subito la superflua circolazione degli spiccioli europei:il cappuccino di allora scese da 67 a 65 centesimi; il cornetto da 46 a 45; i panini invece salirono da 1.14 a 1.20.C’è chi; in Europa; ne ha fatto immediatamente a menoè si è trovato benissimo. Il primo Paese a cancellare i pezzi da 1 e 2 centesimi fu la Finlandia con un decreto legge che seguì l’introduzione della moneta unitaria: era la conseguenza dell’abolizione di altri centesimi; quelli del Markka; il Marco Finlandese; che era suddiviso in scomodissimi centesimi (un euro valeva 5.9 Markka). Il risultato è che quei pochissimi pezzi da 1 e 2 centesimi battuti in Finlandia ora sono rarità assolute e preziosissime. Anche l’Olanda dal 2004 non conia più centesimi di piccolo taglio e in Belgio la loro circolazione è di fatto un ricordo; seppure senza una decisione formale. In Italia c’è chi si è mosso immediatamente; per esempio il Comune di Barzago; in provincia di Lecco: nel gennaio 2002 abolì l’uso dei centesimi da 1 e da 2 nel costo dei certificati anagrafici e degli ingressi agli impianti sportivi.Ma i centesimi non sono solo un problema italiano. In Canada il centesimo di dollaro canadese non è usato da anni eppure la zecca continua a batterlo; nonostante in circolazione ve ne siano circa 1 miliardo e 200 milioni di esemplari: per di più realizzare un centesimo costa 1.5 centesimi. La Svizzera ha parzialmente risolto il problema dal 1978 mettendo fuori corso i 2 centesimi di Franco mentre resiste il pezzo da 5 centesimi (che ne costa circa 11): ma in Svizzera il movimento d’opinione ostile alla sua abolizione è ancora molto forte. In più i piccoli centesimi si macchiano; diventano verdastri e emanano odori sgradevoli. C’è chi ha messo a punto un rimedio: acqua e limone; immersione per diversi minuti; poi pulizia e asciugatura con un panno (niente spugnette metalliche). Chi ha tempo e voglia può accomodarsi.

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