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L’incessante e continua azione di controllo del territorio, finalizzata alla prevenzione e al contrasto di ogni tipo di illecito, ha consentito di infliggere un duro colpo alla cd.“criminalità informatica”, forma di illegalità che la Polizia di Stato combatte quotidianamente anche grazie al prezioso contributo fornito dal Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche (CNAIPIC).

Questa è un’ unità specializzata interna al Servizio di Polizia Postale e Telecomunicazioni, che pone il nostro Paese all’avanguardia nel mondo in questa delicata attività, operativa h24 su tutto il territorio nazionale dal 2005, il cui compito è proprio quello di proteggere le infrastrutture critiche nazionali dai reati informatici mediante gli specifici strumenti di settore a disposizione di eccellenti professionalità in vista della messa in sicurezza della rete, di tutti i suoi utilizzatori e delle banche dati strategiche sia nel pubblico che nel privato.

 

Nell’ambito della lotta a tale forma di criminalità, ieri sera i Poliziotti delle “Volanti” della Questura hanno fermato per un controllo un cittadino rumeno di 36 anni, residente in città.

 

Dalla consultazione della Banca Dati Schengen, è risultato, a carico dell’uomo, un Mandato di Arresto Europeo per associazione a delinquere finalizzata alla frode informatica mediante indebito utilizzo di carte di credito di terzi.

 

Il 36enne, infatti, è risultato essere il leader di un’organizzazione criminale che faceva “phishing” (truffa via internet attraverso la quale l’aggressore cerca di ingannare la vittima convincendola a fornire informazioni personali sensibili), i cui componenti mandavano mail civetta, falsamente riferite alle agenzie britanniche per il fisco e il pagamento delle imposte, per carpire i dati degli ignari truffati.

 

Tale attività è risultata piuttosto “remunerativa”, visto che tra il mese di gennaio e quello di giugno 2011 ha fruttato decine di migliaia di euro.

 

Il giovane, che secondo le leggi rumene (art. 9 Legge 39 del 2003, art. 49 Legge 161 del 2003 e art. 27 Legge 365 del 2001) rischia fino a 12 anni di reclusione, è stato immediatamente arrestato e condotto in carcere: le stesse condotte sono variamente sanzionate anche da tutte le normative vigenti negli atri paesi europei.

 

La legge  italiana punisce con la reclusione da 1 a 5 anni e con la multa da 310 a 1.550 euro (art. 55 del Decreto Legislativo nr. 231 del 2007) chiunque, al fine di trarne profitto per sé o per altri, indebitamente utilizza, non essendone titolare, carte di credito o di pagamento, ovvero qualsiasi altro documento analogo che abiliti al prelievo di denaro contante o all’acquisto di beni o alla prestazione di servizi. Alla stessa pena soggiace chi, al fine di trarne profitto per sé o per altri, falsifica o altera carte di credito o di pagamento o qualsiasi altro documento analogo che abiliti al prelievo di denaro contante o all’acquisto di beni o alla prestazione di servizi, ovvero possiede, cede o acquisisce tali carte o documenti di provenienza illecita o comunque falsificati o alterati, nonché ordini di pagamento prodotti con essi.

 

 

 

 

 

 

 

L’episodio accaduto ieri sera offre lo spunto per ricordare ai cittadini che navigare in internet, a volte, è un po’ come aprire la porta di casa senza controllare bene chi ci sia fuori e che le truffe sono sempre in agguato. Quella del “phishing” è sicuramente la più diffusa e può succedere che, controllando la vostra posta, vi ritroviate tra le e-mail anche quella che, simulando una comunicazione ufficiale di una banca, vi chiede di comunicare i vostri dati riservati.

Noterete subito che il messaggio è scritto in un italiano stentato e sgrammaticato e questo perché le società che organizzano la truffa sono spesso straniere.

Le e-mail truffaldine utilizzano, per oggetto, comunicazioni allarmanti che possano catturare la vostra attenzione del tipo “Attenzione!Comunicazione urgente”, “Conto sospeso”, “Riattiva subito il tuo conto”.

Il contenuto di queste e-mail vi invita a cliccare su un link fasullo della banca e ad inserire  tutti i dati personali. A questo punto, una volta ottenuti i dati, i truffatori possono entrare nel vero sito bancario e prosciugare il vostro conto.

Vi forniamo, di seguito, alcuni consigli per non rimanere intrappolati  nelle truffe della rete:

  • non fornite mai dati personali: le banche non richiedono informazioni personali via e-mail;
  • anche se sulla barra degli indirizzi del browser viene visualizzato l’indirizzo corretto, non fidatevi: l’hacker è in grado di visualizzare, nella barra degli indirizzi del vostro browser, un indirizzo diverso da quello nel quale realmente vi trovate;
  • le e-mail false si riconoscono perché non sono personalizzate, usano toni intimidatori minacciando la sospensione dell’account, non motivano la richiesta;
  • quando inserite dati riservati in internet, assicuratevi che la pagina sia protetta. L’indirizzo nella barra del browser deve cominciare con https:// e non con “http://” e in basso a destra nella pagina deve esserci un lucchetto;
  • cliccare sui link presenti in e-mail sospette potrebbe condurvi ad un sito contraffatto;
  • state attenti se, improvvisamente, la modalità di accesso all’home banking cambia e contattate subito la banca se avete inserito i dati personali in una finestra aggiuntiva, di dimensioni ridotte, definita pop-up;
  • denunciate immediatamente la truffa rivolgendovi alla Polizia Postale, la Specialità della Polizia di Stato che, come detto, si occupa dei reati online.

 

 

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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