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Autostrade più care del cinque per cento dal primo gennaio e carburante alle stelle: rispetto al 2010 un pieno costa diciassette euro in più. Un salasso che alle famiglie; solo per diesel e benzina; costa in media 300 euro all’anno di aumento; per la gioia di concessionari e speculatori.

Benzina e autostrade. Un mix di aumenti che può costare assai caro agli italiani (ancor di più se sul piatto si mette anche laRcauto). Le batoste suipedaggipartiranno da domenica primo gennaio; lo confermano alFatto Quotidianofonti governative; per i carburanti; invece; l’impennata è già una dura realtà: ieri il prezzo consigliato nei distributori dell’Enistabiliva un nuovo record (1; 722 euro al litro per la ‘verde’ e 1;694 per ildiesel).

Un anno fa; per capirci; si pagavano quasi trenta centesimi al litro in meno: questo significa; a stare a un calcolo delCodacons; che un pieno di gasolio per un’auto di media cilindrata in dodici mesi è aumentato di 17;3 euro; di 13 euro se si va a benzina. Vale a dire; con un paio di pieni al mese per un anno; un salasso che supera i 300 euro. La colpa; diceLuca Squeri; capo della Federazione dei benzinai (Figisc); è dei governi Monti e Berlusconi: “Se le quotazioni internazionali del greggio e dei prodotti finiti hanno pesato per il 25 per cento sull’aumento dei prezzi in Italia; per il 75 per cento vi hanno invece influito gli aumenti di accisa e Iva. Oggi; senza quegli aumenti; la benzina costerebbe 19 centesimi/litro in meno e il gasolio 22″.

Critica condivisa daCarlo Rienzi; ma il presidente del Codacons ci aggiunge pure “i soliti aumenti speculativi dei prezzi alla pompa che si registrano puntualmente in occasione delle grandi partenze”. Come che sia; pare che grazie a questi prezzi record durante queste feste se ne andranno in fumo – letteralmente – 215 milioni di euro in più in tutto. Disperati gliagricoltori: per loro; infatti; non solo aumentano i costi di produzione; ma prosegue quel circolo vizioso per cui i consumatori spostano sul trasporto quanto prima spendevano per la tavola.Poi c’è il problema delle tariffe autostradali; che sono una fonte di guadagni enormi per i titolari di concessioni (Benetton; Toto; gruppoGavio; enti locali; Anas) nonostante un rischio di impresa pari a zero.

Un recente studio dellaCgiadi Mestre spiega meglio di mille parole quello che è successo al prezzo dei servizi pubblici in questi dieci anni: “Se in poco più di un decennio – dal 2000 all’ottobre di quest’anno – il costo della vita è aumentato del 27;1 per cento; la tariffa dell’acqua potabile; per esempio; è cresciuta del 70;2 per cento; quella della raccolta rifiuti del 61 per cento; i biglietti dei trasporti ferroviari del 53;2 per cento”. Buoni quarti; proprio i pedaggi autostradali: + 49;1 per cento; ventidue punti più dell’inflazione. Nel 2010; per dire; l’aumento medio è stato superiore al 6 per cento con un picco straordinario del 19 per cento per laTorino-Milano.

Insomma; una crescita che non conosce sosta e non ha più ragion d’essere nella remunerazione dell’investimento iniziale (la costruzione dell’autostrada); ormai ammortizzato del tutto o quasi; né per la qualità e tempestività degli investimenti fatti sulla rete: per la prima ognuno può giudicare viaggiando in macchina; per la seconda basti citare laBanca d’Italia; secondo cui molti concessionari non hanno completato neanche il 60 per cento degli ampliamenti previsti nel 1997 e appena il 3 per cento di quelli proposti nel 2004. Nonostante questo le società del settore raccolte nell’Aiscathanno chiesto quest’anno aumenti medi tra il 3 e il 5 per cento.

D’altronde è così che funziona. Il meccanismo che regola le tariffe autostradali si chiamaprice cap; una sorta di tetto al prezzo di un servizio che si usa in caso di monopoli naturali; laddove cioè la spinta all’efficienza e alla diminuzione dei costi sarebbe pressoché nulla. Nel merito; per stabilire il costo delle autostrade si usano vari parametri: il recupero del 70 per cento dell’inflazioneprogrammata; gli investimenti sulla rete; la qualità del servizio (tra cui il numero di incidenti); gli obiettivi di risparmio indicati dal regolatore (Anas). Teoricamente; insomma; potrebbe anche darsi che le tariffe diminuiscano; solo che non è mai successo: a settembre i concessionari presentano la loro proposta di adeguamento tariffario; l’Anas fa la sua istruttoria per capire se il prezzo è giusto e presenta la sua (non necessariamente la stessa) ai ministeri competenti –Tesoroe Infrastrutture – che devono prendere una decisione entro il 31 dicembre. Il governo; ha proposto ieri il PdMichele Meta; blocchi gli aumenti per il 2012 per “evitare di pesare ancor di più sui già prosciugati bilanci familiari”. Non è possibile; è la risposta raccolta da ambienti dell’esecutivo: “Stante il sistema vigente delle concessioni si tratta di un adempimento obbligatorio. E’ vero che qualcuno ha provato in passato a bloccare le tariffe; ma poi dopo sei mesi ha dovuto concedere aumenti anche maggiori per recuperare”. Non è ancora chiaro se Monti e Passera concederanno aumenti fino al 5 per cento come chiedono i concessionari: se può essere un indicatore; però; negli ultimi due giorni laAtlantiadei Benetton ha guadagnato quasi due punti in Borsa.

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