dialessandria.it - no photo
dialessandria.it - no photo

L’utilizzo di animali da compagnia ai fini di Pet Therapy è stato riconosciuto come cura ufficiale dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 febbraio 2003.
Tale decreto ha sancito per la prima volta nella storia del nostro paese il ruolo che un animale può avere nella vita affettiva di una persona, nonché la valenza terapeutica degli animali da compagnia.
Ma l’intuizione del ruolo dell’animale da compagnia nella nostra vita, risale a molto tempo fa:
• 1792 – In Inghilterra, William Tuke incoraggia i pazienti con disturbi mentali a prendersi cura di animali, intuendone i benefici.
• 1942 – In un ospedale di New York per feriti di guerra con traumi emozionali si utilizzano animali da compagnia e d’allevamento, ritenendoli efficaci nel “normalizzare i pazienti”.
• 1953 – Lo psicoterapeuta infantile Boris Levinson scopre per caso l’azione positiva della compagnia del suo cane su un bambino con comportamenti autistici e inizia le prime ricerche sugli effetti degli animali da compagnia in campo psichiatrico.
• 1961 – Nasce la “terapia con gli animali”. Levinson, per la prima volta, enuncia teorie plausibili e verificabili che spiegano gli effetti benefici della compagnia degli animali. Inventa per la nuova cura il termine “Pet Therapy”, che utilizza nel suo libro “The Dog as Co-Therapist” (Il cane come co-terapia)
• 1975 – I coniugi Samuel ed Elizabeth Corson, due psichiatri americani, adottano le teorie di Levinson per curare adulti con disturbi mentali ed elaborano la “Pet Facilitated Therapy” (Terapia facilitata dall’uso di animali da compagnia). Negli Stati Uniti iniziano i primi programmi di Pet Therapy nelle case di cura e nei manicomi criminali. Mugford e M’Comisky applicano la Pet Therapy agli anziani, studiando l’efficacia degli animali nel favorire le relazioni sociali tra le persone e attribuiscono agli animali da compagnia il ruolo di “facilitatori sociali”.
•1977 – Erika Friedman dimostra che esiste una correlazione positiva tra la sopravvivenza di persone che hanno subito un infarto e il possesso di animali da compagnia. Iniziano le prime ricerche per capire se il rapporto uomo-animale domestico possa ridurre l’ipertensione e il rischio di infarto cardiaco.
• 1981 – Negli Stati Uniti viene creata la “Delta Society”, associazione che studia l’interazione uomo-animale e gli effetti terapeutici legati alla compagnia degli animali.
• 1990 – In Italia viene istituito il Comitato Nazionale di Bioetica.
• 1995 – In Italia nasce la SIUA (Scuola di Interazione Uomo-Animale).
• 2002 – Carta Modena: carta dei valori e dei principi sulla pet relationship.

La Delta Society definisce COME pet therapy l’insieme dei programmi assistiti dagli animali domestici e distingue i programmi in:
• AAA (Attività Assistite dagli Animali) e EAA (Educazione Assistita dagli Animali);
• TAA (Terapia Assistita dagli Animali);
AAA e EAA consistono in interventi di tipo educativo, ricreativo e/o terapeutico, eseguiti da professionisti, para-professionisti o volontari il cui obbiettivo è quello di migliorare la qualità della vita.
La TAA consiste in interventi con obbiettivi specifici predefiniti in cui l’animale, con determinati requisiti, è parte integrante la terapia.
Gli interventi sono eseguiti da professionisti e l’obbiettivo è quello di migliorare le funzioni fisiche, sociali, emotive e/o cognitive. E il tutto è documentato e valutato.

Gli obbiettivi delle attività assistite con gli animali sono:
• Migliorare lo stato fisico, sociale, emotivo e cognitivo della persona;
• Utilizzare cani/gatti certificati come co-terapeuti affiancandoli alle terapie tradizionali;
• Preservare gli animali utilizzati da qualsiasi forma di malessere psico-fisico;
• Utilizzare animali provenienti da canili/gattili, sottoposti a educazione con metodo gentile;
• Monitorare gli animali utilizzati come co-terapeuti sia dal punto di vista comportamentale che clinico al fine di evitare possibili malattie trasmissibili all’uomo;
• Monitorare il paziente al fine di dimostrare un eventuale miglioramento delle sue potenzialità psicologiche, fisiche, cognitive e sociali;
• Monitorare l’interazione co-terapeuta – paziente al fine di migliorare le sedute terapeutiche.

Dr Raimondo Giorgio,
medico veterinario e comportamentalista

0 0 voti
Valutazione articolo
Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
0
Vorremmo sapere cosa ne pensi, scrivi un commento.x