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Quanto incide nelle nostre abitudini la neutralità dei pacchetti dati in rete? Oggi noi non ci pensiamo, ma un domani potremmo essere costretti a fare i conti anche con questo. Come d’altronde sta accadendo in Portogallo dove, in assenza di net neutrality, le compagnie ISP stanno già approfittando della situazione. Stando a quanto rilevato dall’avvocato americano Ro Khanna, molti provider portoghesi stanno cominciando a settorizzare le proprie offerte: come discriminante, la tipologia e l’origine del traffico dei dati. Questo significa che navigare per siti web avrà un costo, mentre per scaricare flussi video e audio verranno applicate altre tariffe. Di fatto, navigare fra le maglie della rete diviene un’operazione più costosa, in base alle proprie abitudini o preferenze personali.

Net neutrality: di cosa si tratta?

La net neutrality è una filosofia secondo la quale ogni pacchetto dati che viaggia su Internet ha il medesimo peso. E per “peso” non si intende quello in KB, in MB o in GB. Ma l’importanza agli occhi delle compagnie che forniscono un servizio di accesso alla rete. In soldoni, la neutralità di rete assicura una navigazione su Internet senza alcuna distinzione in termini di tipologie di dati: è quello che accade oggi in Italia, ad esempio. Ciò vuol dire che si può aprire un sito web o guardare un film in streaming come se fosse la medesima cosa: lo stesso vale per la consultazione di email e lo sfruttamento di altri servizi digitali. Questo concetto, teorizzato da Tim Wu all’inizio degli anni 2000, oggi rischia di essere messo seriamente in discussione: è quanto sta accadendo in terra portoghese, ed è quanto potrebbe accadere anche negli USA.

Neutralità di rete: qual è la situazione in Italia?

Fortunatamente, la net neutrality in Italia – almeno al momento – non è a rischio. Merito di una proposta di legge “difensiva” passata a pieni voti alla Camera: nel nostro Paese, nessuna compagnia telefonica potrà applicare prezzi discriminanti in base alla tipologia di dati trasmessi o scaricati dall’utente. Il tutto viene specificato a chiare lettere nella cosiddetta “Carta dei Diritti Internet”, firmata lo scorso anno. Questo, però, non vuol dire che in Italia i prezzi siano identici: ogni provider, infatti, propone le proprie tariffe. Ma le tariffe più economiche non impediscono di accedere a un determinato servizio. Operatori che fanno proposte di abbonamento più economiche, come Linkem per fare un noto esempio, dimostrano che i piani internet con adsl più convenienti non sono in alcun modo limitanti e permettono di usufruire degli stessi servizi di rete concessi da altri operatori più cari. Il prezzo perciò non limita in alcun modo l’accesso al web.

Net neutrality: le posizioni di favorevoli e contrari

Come in ogni dibattito che si rispetti esistono le posizioni dei favorevoli e dei contrari alla neutralità della rete. Qui cercheremo di riassumere le ragioni dei due fronti. Iniziamo con la posizione dei sostenitori della net neutrality, che è abbastanza chiara: i provider non possono limitare o impedire l’accesso a un servizio, se il consumatore ha pagato per navigare su Internet. Questo punto di vista più che condivisibile, si basa sulla visione di una rete priva di “campionati” di serie A e di serie B: dunque una rete democratica. I contrari alla neutralità di rete, invece, sostengono che questa potrebbe in futuro limitare servizi sempre più efficienti da parte dei provider: ad esempio, acquistando un teorico pacchetto “video”, si potrebbe usufruire di un servizio più potente durante una video-chiamata da smartphone o da PC.

 

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"