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Il Jobs Act non sarà modificato né è prevista la reintroduzione dell’articolo 18, condizione inizialmente messa sul piatto da Articolo Uno – Movimento dei Progressisti per sancire una possibile alleanza con il Partito Democratico in vista delle elezioni politiche del prossimo anno. Detto che nella corsa a Palazzo Chigi tutto può succedere, al momento le uniche carte in tavola le ha piazzate il Governo Gentiloni che, con la pubblicazione della Legge di Bilancio 2018, ha proposto alcune modifiche in tema di lavoro. A partire dal prossimo gennaio è prevista una soglia d’età per gli sgravi d’assunzione relativa ai giovani fino a 35 anni. Un tetto annunciato la scorsa estate dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e successivamente approvato dal Consiglio dei Ministri. Nello specifico è previsto uno sconto del 50% dei contributi previdenziali a carico di un’azienda privata per i primi tre anni di contratto, con un importo massimo fissato in 4.030 euro annui. Nel 2019 la misura sarà adottata solo con i giovani sino a 29 anni. In alcune regioni d’Italia, specialmente al Sud (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia Sicilia, Abruzzo, Molise e Sardegna), è prevista una proroga speciale, già in vigore, per i datori di lavoro che assumeranno con contratto a tempo indeterminato, anche in somministrazione, o con contratto di apprendistato professionalizzante o di mestiere, a tempo pieno o part time – gli Under 25 privi di impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi. Negli ultimi anni ha fatto discutere anche l’introduzione dell’Ape, acronimo che sta per Anticipo pensionistico, voluta dal governo Renzi. Al momento è confermato, in via sperimentale, quello riservato alle donne (con almeno 63 anni di età e che non siano titolari di pensione diretta), in particolar modo a quelle con i figli. La riduzione prevista, rispetto ai requisiti contributivi previsti dalla legge, è pari a 6 mesi per ogni figlio fino ad un massimo di 2 anni. Per quanto riguarda l’Ape determinata, è prevista un’integrazione relativa all’indennità anche in caso di scadenza di un contratto a tempo determinato, a condizione che il lavoratore, nei 3 anni precedenti la cessazione del rapporto, abbia avuto periodi di lavoro dipendente per almeno 18 mesi.

Luca Piana